«Ho visto un uomo di schiena tra la folla che attendeva parenti o amici, ho visto che è andato in mezzo a loro e subito dopo è avvenuta lesplosione». Artiom Zhilenkov, 30 anni, ha visto la morte in faccia ieri allaeroporto moscovita di Domodedovo, uno dei tre giganteschi scali della capitale russa, adibito principalmente ai voli interni. Aspettava un amico, ma è diventato involontariamente testimone diretto di una strage. Di un atto di violenza cieca e crudele che fa ripiombare la Russia, e con essa lEuropa e il mondo, nellincubo del terrorismo. «Lordigno - ha aggiunto il giovane - poteva essere addosso a lui o in una borsa, io sono stato salvato da due colonne che si trovavano alla mia destra e alla mia sinistra e che mi hanno protetto dallonda dellesplosione».
Ad altre duecento persone è andata molto peggio: almeno 35 hanno perso la vita, più di centocinquanta si sono improvvisamente trovate in unenorme nuvola di polvere di calcinacci, sanguinanti, scioccate, terrorizzate, in mezzo ai corpi dilaniati e a gente che urlava senza rendersi conto di cosa stesse accadendo. I primi soccorsi sono stati condotti utilizzando i carrelli per i bagagli come improvvisate barelle, tra la folla impazzita dallo spavento (tra di loro perfino dei poliziotti) che correva da tutte le parti. Tra i numerosi feriti ci sono alcuni stranieri e cè anche un italiano, che si chiama Rosario Romano: già visitato in ospedale dal nostro ambasciatore a Mosca Antonio Zanardi Landi, «non è in condizioni preoccupanti». I morti sarebbero tutti russi tranne tre, tutti provenienti dallUnione Europea, fra i quali cè sicuramente un cittadino britannico.
Quanto alla responsabilità del massacro, il pensiero corre automaticamente al terrorismo islamico di matrice cecena, già protagonista in Russia in anni recenti di stragi orrende tra cui spicca per efferatezza quella di Beslan del settembre 2004, nella quale morirono più di trecento persone. La polizia di Mosca ha però riferito del ritrovamento di una testa mozzata sul luogo dellesplosione, che dovrebbe appartenere al terrorista suicida: il volto mostrerebbe «tratti arabi» e fa quindi pensare ad altre correnti del terrorismo islamico, a quei`«combattenti arabi», militanti stranieri della guerra santa attivi sul fronte meridionale della Federazione russa, nel Caucaso senza pace.
Da giorni i servizi segreti russi erano sulle tracce di tre persone sospette segnalate in una cittadina dellhinterland moscovita, Zelenograd. Dopo la soffiata di un informatore, si inseguivano voci inquietanti su un imminente attentato, addirittura di un primo tentativo già attuato e fallito lo scorso 31 dicembre, quando una donna-kamikaze sarebbe morta in unesplosione da lei stessa provocata per errore mentre si stava preparando ad agire.
I cittadini russi, comprensibilmente sconvolti per laccaduto, hanno potuto vedere in televisione il presidente Dmitri Medvedev proferire con tono commosso e quasi scoraggiato le sue condoglianze e lintenzione del governo di rafforzare le misure di sicurezza, mentre al suo fianco il premier Vladimir Putin manteneva una freddezza che ad alcuni è parsa perfino eccessiva.
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