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Karadzic e Mladic trattano la resa con gli Usa

I due criminali di guerra ricercati dal tribunale dell’Aia sarebbero rifugiati in Montenegro

Fausto Biloslavo

Radovan Karadzic, l’ex capopopolo dei serbi di Bosnia, e il generale Ratko Mladic, comandante delle forze serbo-bosniache, ricercati per genocidio da dieci anni, potrebbero consegnarsi al tribunale dell’Aia prima dell’autunno. Secondo il settimanale montenegrino, Monitor, Karadzic starebbe addirittura trattando la resa con emissari degli americani. Non solo: il metropolita montenegrino della Chiesa ortodossa ha invitato il superlatitante a consegnarsi. La dichiarazione rilasciata dal metropolita Amfilohije a giornalisti austriaci e inglesi è importante tenendo conto che l’alto prelato è un amico della famiglia Karadzic e ha già convinto altri criminali di guerra ad arrendersi.
«A Karadzic farei una domanda: vuoi vivere in un buco come un animale braccato o andare all’Aia? Non so cosa mi risponderebbe, ma - ha detto Amfilohije - se io fossi al suo posto mi consegnerei». Il tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia accusa Karadzic di genocidio per il massacro di circa ottomila musulmani delle enclave di Zepa e Srebrenica, spazzate via dai serbi nell’estate del 1995.
La Chiesa ortodossa ha spesso difeso i ricercati serbi per crimini di guerra e lo stesso metropolita del Montenegro è considerato un vetero nazionalista. Amfilohije conosce la famiglia di Karadzic dato che il latitante è nato alle pendici del monte Durmitur, in Montenegro. Lo scorso maggio, l’anziana madre di Karadzic, alla quale l’ex leader dei serbo-bosniaci era molto legato, è deceduta. Amfilohije andò a pregare al suo funerale. Subito cominciarono a circolare le indiscrezioni secondo cui Karadzic si nascondesse in Montenegro. Stando al settimanale Monitor, il super-ricercato sarebbe nascosto nel monastero di Jovan Do, nella zona occidentale del Montenegro, dove il sottosuolo è ricco di gallerie e possibili vie di fuga.
Amfilohije, nell’intervista in cui invitava di fatto Karadzic ad arrendersi, non smentiva le voce che il ricercato fosse nel luogo sacro. «In questo Paese delle sorprese - ha detto - tutto è possibile». Se Karadzic si nascondesse veramente in un monastero montenegrino, sarebbe una gran brutta sorpresa per il premier di Podgorica, il filo-occidentale Milo Djukanovic.
Secondo lo stesso settimanale, il super-ricercato starebbe negoziando la resa con emissari degli Stati Uniti, proprio dal suo rifugio in Montenegro. Karadzic potrebbe costituirsi intorno a fine settembre, alla vigilia dei negoziati per un accordo di associazione e stabilizzazione fra Serbia e Montenegro e l’Unione Europea. L’ambasciatore itinerante degli Stati Uniti per i crimini di guerra, Pierre Richard Prosper, ha confermato che l’ex leader dovrebbe ritrovarsi all’Aia entro l’autunno.
Altri segnali fanno pensare a una possibile resa: dopo il recente arresto e rilascio, da parte delle truppe della Nato in Bosnia, di Sasa, uno dei figli di Karadzic, la posizione della sua famiglia è cambiata. La moglie, Liljana, che lo aveva sempre sostenuto, ha lanciato un appello pubblico affinché mediti su una possibile resa. Il fratello, Luka, ha ammesso che la «pressione è enorme.

Non voglio predire nulla, ma tutto è possibile».

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