Marco DeglInnocenti
da Monaco di Baviera
Due sole volte nella sua storia Playboy è andato esaurito in tutto il globo: la prima fu quando pubblicò le foto senza veli di Marilyn Monroe. La seconda quando apparve, nuda, Katarina Witt. Era il 1998 e la principessa del ghiaccio aveva praticamente chiuso la sua straordinaria carriera dieci anni prima: tra il 1983 ed il 1988, tedesca orientale, aveva vinto sei titoli europei consecutivi, quattro mondiali e due medaglie d'oro olimpiche. Poi, dopo una pausa di sei anni, prima del ritiro definitivo dall'agonismo, era voluta tornare alle competizioni, conquistando un comunque onorevole settimo posto ai Giochi di Lillehammer, Norvegia, nel 1994. Bellissima, il suo splendido corpo di un metro e 65 cm slanciato, sinuoso. Il viso incorniciato dai capelli corvini, con le marcate e arcuate sopracciglia nere ad accentuare un'espressione maliziosa, decisamente sexy. Ma anche un'aura di durezza, specchio esteriore di un carattere d'acciaio forgiato alla rigida scuola sportiva della ex Ddr. Una straordinaria tecnica sui pattini, unita a una maniacale attenzione all'eleganza complessiva della coreografia, dalle musiche ai romantici costumi di gara, financo alle pettinature, che per lei ideava Jutta Müller, la sua allenatrice, tutrice e seconda madre, senza la quale Katarina non sarebbe arrivata a essere la più grande pattinatrice sul ghiaccio di tutti i tempi, insieme con la norvegese Sonja Henie.
Oggi il mito compie quarant'anni. La sua bellezza, addolcita dalla maturità, è intatta. Come il suo fascino. E la sua pragmatica, forse un po' algida, schiettezza: «A questo compleanno rotondo (come dicono i tedeschi, ndr) guardo senza particolari emozioni: certo, vedo la cifra, ma vedo anche me stessa e mi sento molto, molto più giovane». Aveva poco più di 23 anni, Katarina, quando, dopo l'alloro olimpico del 1984 Sarajevo, conquistò anche quello di Calgary, in Canada, nel 1988. Il titolo più sofferto. Sulle note della Carmen di Bizet la sua grande avversaria, la statunitense di colore Debi Thomas, le cedette l'alloro con un errore. E per la Witt fu la definitiva, globale consacrazione. «Il volto più bello del socialismo», la definì Time. Perché lei, oltre che sportiva di punta di un regime che proprio attraverso lo sport cercava di accreditare nel mondo occidentale un'immagine diversa dalla opprimente dittatura comunista, era pur sempre consapevole del suo ruolo politico di sorridente ambasciatrice della Ddr nel mondo. E anche il duello con la Thomas fu per lei, in terra nordamericana, una sfida politica: «Una totale battaglia tra classi, come lo era anche per gli americani. Anche loro volevano vincere contro di me a ogni costo. La nostra fu una battaglia tra due sistemi».
I successi garantirono alla Witt privilegi che nessun cittadino della Germania Est, neppure gli altri pur privilegiati sportivi di alto livello, aveva mai avuto: libertà di viaggi e soggiorni all'estero, anche negli odiati Usa; un'occidentale Volkswagen Golf regalatale dal ministero della sicurezza nazionale, altro che la goffa e scoppiettante Trabant. Ed una notevole agiatezza economica, per lei e i suoi genitori, padre agronomo, madre fisioterapista. Alla caduta del Muro di Berlino la Witt era deputata alla Volkskammer, la camera del popolo, il Parlamento. E non nascose la sua contrarietà alla riunificazione tedesca. Naturalmente anche su lei gravò il sospetto di essere un agente della Stasi, la spietata e famigerata polizia segreta della Germania comunista. Ma quando il suo nome non risultò negli elenchi, resi pubblici, delle spie della ex Ddr, commentò gelida: «Lo sapevo già: non avevo bisogno di andare a leggere gli elenchi».
Nel 1988, grazie a Jon Tiriac, l'ex tennista romeno diventato manager di campioni, cominciò la sua ben più lucrativa carriera di professionista del ghiaccio, girando il mondo con popolari e rutilanti show quali Holiday on Ice. Poi vennero i film, le trasmissioni, le televisioni, gli sponsor. E fino ad oggi un'intensa, frenetica, attività tra lo sport, lo spettacolo, le pr e il marketing, che continua ad impegnarla senza posa. Il suo nuovo show, Magia d'inverno, debutta il 14 dicembre a Riesa, nell'ex Germania Est e l'8 gennaio sarà trasmesso in diretta dal primo canale pubblico tedesco Ard: «Ogni giorno passo ancora ore ed ore ad allenarmi, il mio sport mi appassiona ancora, ma tra due anni smetto: ho deciso». Quarant'anni, bella, ancora baciata dal successo. Forse un solo rammarico, ma non ne vuole parlare: la vita privata.
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