Kiev: «Europa a rischio forniture» Ma Scajola tranquillizza l’Italia

Kiev mette l’Europa sull’avviso: l’Ucraina non è in grado di assicurare il normale approvvigionamento di metano se la Russia deciderà di chiudere i rubinetti dal prossimo primo gennaio a causa del contenzioso tra i due Paesi sul pagamento delle forniture di novembre e dicembre.
Un braccio di ferro da 2,1 miliardi di dollari, con Mosca che accusa il mancato saldo della “bolletta” da parte degli ucraini (solo 800 milioni finora versati) e che rischia di riproporre lo stesso scenario di carenza energetica in cui venne a trovarsi anche l’Italia nel dicembre 2005. Questa volta, però, la situazione pare meno critica: «L’inverno è stato mite, le nostre scorte di gas sono ai massimi - ha rassicurato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola -. Stiamo monitorando costantemente la situazione - ha aggiunto Scajola - e siamo pronti a intervenire con ulteriori misure ove fosse necessario. I cittadini non devono dunque preoccuparsi».
Nei giorni scorsi era stata per prima la russa Gazprom a paventare il rischio di uno stop alle forniture, mentre l’ipotesi era stata scartata dal governo di Kiev. Ieri, invece, la marcia indietro affidata al numero uno della compagnia statale Naftogaz, Oleh Dubyna: «Le nostre riserve - ha spiegato - sono destinate a servire specificatamente i consumatori ucraini, mentre il transito del gas europeo richiede anche la fornitura di gas tecnico. Gazprom deve garantirla». Ma il presidente ucraino Viktor Yushchenko non ha escluso l’idea d’una possibile restituzione alla Russia di gas acquistato e posto a riserva (16 miliardi di metri cubi) come rimborso del debito accumulato.
Le tensioni Russia-Ucraina stanno contribuendo ad alzare il livello di preoccupazione dei Paesi consumatori, già alle prese con la crisi. La creazione di un’Opec del gas, decisa ieri a Mosca dalla Russia e dai principali produttori (la sede sarà in Qatar), non è una buona notizia: in futuro, il nuovo Cartello potrebbe infatti condizionare i prezzi del metano.

«Le spese necessarie per lo sviluppo di nuovi giacimenti - ha del resto ricordato ieri il premier russo, Vladimir Putin - stanno aumentando drasticamente e questo significa che malgrado la crisi finanziaria in corso e l’attuale calo dei prezzi delle risorse energetiche, l’era del gas a poco prezzo sta finendo».
Gazprom ha infine confermato di essere intenzionata ad esercitare l’opzione, prevista dagli accordi con Eni, per rilevare la quota del 20% di Gazprom Neft attualmente detenuta dal gruppo del Cane a sei zampe.

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