Kubrick svela il lato oscuro della rivoluzione sessuale

Il regista prese il libro di Nabokov e lo capovolse. L'uomo rivendica la libertà di amare la "ninfetta"

Kubrick svela il lato oscuro della rivoluzione sessuale

Nel corso di un'intervista Stanley Kubrick (1928-1999) ha dichiarato: "L'uomo non è un nobile selvaggio, è piuttosto un ignobile selvaggio. È irrazionale, brutale, debole, sciocco, incapace di essere obiettivo verso qualunque cosa che coinvolga i propri interessi. Questo, riassumendo. Sono interessato alla brutale e violenta natura dell'uomo perché è una sua vera rappresentazione. E ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una visione falsa della natura dell'uomo è probabilmente condannato al fallimento". È la precisa, millimetrica chiave di interpretazione della wagneriana "opera totale" del regista newyorkese (composta da otto film), inaugurata con Lolita (1962) e conclusa con Eyes Wide Shut (1999). In apertura di un informato quanto fortunato libretto (Tutti i film di Stanley Kubrick, Lindau, pagg. 159, euro 16,50, da poco arrivato alla quarta edizione), Paul Duncan osserva: "L'opera di Kubrick, come tutti i capolavori, ha una qualità eterna. La sua visione è così completa, i dettagli così meticolosi, che sembra di essere in uno spazio tridimensionale proiettato su uno schermo bidimensionale. Lo spettatore crede a quello che vede sullo schermo. Kubrick può essere morto, ma i suoi film sono immortali". Che altro aggiungere a queste due citazioni? Kubrick non crede nella bontà dell'uomo e per questo ne rappresenta la malvagità; Kubrick è un artista immortale e il trascorrere del tempo non appanna la bellezza dei suoi film, sempre più splendenti, Lolita poi è appena stato restaurato e figura nella sezione Classici della prossima Mostra del cinema di Venezia. Lolita, a nostro avviso, è il punto di svolta nella carriera del regista. Mentre sta ultimando le riprese di Spartacus (1960), Kubrick legge Lolita, romanzo dello scrittore russo Vladimir Nabokov (15.000.000 di copie vendute in tutto il mondo, grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica). La critica si era divisa: a molti era piaciuto, a molti per nulla. Kubrick è entusiasta. Nabokov racconta, come è noto, la storia della passione di un uomo maturo (Humbert Humbert, professore di letteratura francese e poeta dilettante) per una adolescente (Dolores/Lolita, nel romanzo esile e titubante dodicenne, nel film diciassettenne più in carne e assai più maliziosa). Per lo scrittore è una povera vittima. Per il regista la povera vittima è l'uomo, a sua volta incapace di dominare i propri impulsi sessuali. Nabokov che aveva intascato una bella somma di denaro per la collaborazione alla sceneggiatura non riconosce la Lolita dello schermo. Dichiarerà in una celebre intervista nel 1975 al giornalista televisivo francese Bernard Pivot: nel ritratto della giovane la perversità è assente. In realtà Kubrick vuole affrontare una tematica incandescente quanto scabrosa: la pedofilia. Non può farlo come vorrebbe, in maniera esplicita, poiché le regole dell'industria hollywoodiana sono ancora estremamente rigide. Le difficoltà realizzative di Spartacus hanno fatto comprendere a Kubrick due concetti fondamentali: il suo talento visivo è immenso; solo i produttori possono limitarne le potenzialità espressive. Quindi non filmerà mai più nulla che non può controllare totalmente. Per questa ragione Lolita è l'"opera cerniera" di Kubrick. Certo non può infrangere tutte le regole. Questo gli sarà chiaro sino all'ultima produzione. Ad esempio, la sublime ricostruzione della cerimonia in maschera nella villa misteriosa di Eyes Wide Shut, mostra di sfuggita immagini orgiastiche. Così come avrebbe desiderato mettere in scena una guerra reale in Vietnam, con spargimento di sangue autentico, in Full Metal Jacket (1987), in Eyes Wide Shut avrebbe preferito un'orgia vera. Ma da artista attento, attentissimo agli aspetti produttivi, non ha mai oltrepassato la linea.

Lolita di Kubrick è un classico/moderno. Il contrasto di tonalità tra il bianco e il nero; la voce fuoricampo di Humbert necessaria per rendere comprensibili i numerosi flashback; la musica cucita addosso alle situazioni emotive vissute dai protagonisti. Ma la grandezza di Lolita non è di natura estetica. La grandezza è di natura morale. Kubrick ha deciso di mostrare la decadenza, il crollo etico della società americana. Nell'immaginario collettivo statunitense gli anni Cinquanta rappresentano un periodo di tranquillità sociale, segnato da un sistema valoriale solido, da una maggiore disponibilità economica e dal diffondersi della società dei consumi. Diventano di uso comune i tranquillanti, la fotocopiatrice Xerox, il registratore a bobina Sony, gli ascensori automatici, la televisione a colori, il videotape, le piccole radio a transistor, i contraccettivi orali, le lavanderie a gettone. Nascono inoltre catene destinate a cambiare le abitudini dei consumatori come l'Holiday Inn, Mac Donald's, Disneyland, Pizza Hut. Infine, viene scoperto il DNA, comincia a diffondersi l'LSD, si pubblica la rivista "Playboy", entrano nelle abitudini quotidiane degli americani il filtro per le sigarette, i Kellog's cornflakes e il dentifricio al fluoro. Ma la modernizzazione è un anestetico sociale. L'immagine patinata di un universo perfetto. All'età delle ristrettezze e delle sofferenze (prima la Grande Depressione degli anni Trenta e poi la guerra mondiale) era succeduta l'età rassicurante del consumismo. Kubrick vede lontano: l'"apocalisse americana" è alle porte. Lolita ne è la radiografia. Non a caso il film venne accolto in maniera ostile dalla cultura puritana, protestante e cattolica. La Legion of Decency fu esplicita nel raccomandare ai fedeli di non recarsi al cinema a vedere il film. Raccomandazione praticamente disattesa. Humbert rivendica la libertà di amare Lolita: non vuole soltanto possederla. Uno dei grandi narratori della moderna "apocalisse americana", Philip Roth, nel 2001 pubblica L'animale morente. Protagonista è un maturo professore universitario di letteratura, impegnato in una relazione sessuale con una bella, statuaria e giovane studentessa, ricca, colta, evoluta e cubana, Consuela Castillo. L'uomo riflette sugli anni Sessanta. Del clima rivoluzionario non ha assorbito i tratti anti-istituzionali. Anzi, li ha rifiutati, avendo assunto un modo di vita borghese (una bella casa su due piani a New York, il pianoforte, la Porsche). Un solo punto ha accettato senza riserve: la rivoluzione sessuale. Ha così deciso di lasciare moglie e figlio, e non intrattenere mai più una stabile relazione con una donna. La rivoluzione sessuale avrebbe cambiato profondamente il volto all'America. L'avrebbe rovesciata come un guanto. Kubrick con Lolita l'aveva anticipato.

Humbert è il lato oscuro di questo cambiamento. È l'espressione di un individuo che obbedisce a un comandamento supremo: godere, senza limiti. Il triste e ordinario professore aveva oltrepassato il limite, entrando in un mondo dominato dall'oscenità.

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