L’acuto della Gasdia: «Materia complessa referendum sbagliato»

Il soprano: «Non capisco perché insistere se i figli non arrivano»

da Milano

Esce dalla torre eburnea delle Mimì e Traviata di turno. E volentieri chiarisce la sua posizione sul referendum del 12 e 13 giugno. È Cecilia Gasdia, soprano di Verona, venticinque anni di una carriera avviata dalla medaglia d’oro al Concorso Callas.
Ha aderito al Comitato «Donne e Vita». Quindi opta per l’astensione. Perché?
«Ritengo che una materia così difficile non possa essere consegnata a un referendum. Credo che ogni cittadino sia in difficoltà. Ascolti lo scienziato a favore del sì e ti convince, così come ti convince quello a favore del no. E questo perché? Perché si tratta una materia che non si conosce, che va al di là delle nostre competenze».
Rispetto a un «no» secco, cosa rappresenta la scelta dell’astensione?
«Non sono né legislatore né scienziato; preferisco che il quorum non venga raggiunto e che i quesiti vengano risolti in sedi opportune».
Lascia dunque intendere che la legge 40 meriti rettifiche...
«Io mi astengo perché non mi ritengo all’altezza di questa delicatissima materia. A forza di sentirne parlare uno si fa delle idee. Ho ricavato documenti da internet, ho discusso... però è troppo difficile districarsi in questo ginepraio».
Alcuni ricercatori, tra cui Dulbecco e la Montalcini, sostengono che se la legge sulla fecondazione assistita restasse così come è gli scienziati italiani rischierebbero di essere esclusi dal circuito scientifico internazionale. Cosa ribatte?
«Lo dicono da vent’anni, così come viene ricordata la fuga dei cervelli all’estero, a questo punto l’Italia dovrebbe essere fuori dal circuito da tempo. E comunque non credo che bloccando il tipo di ricerca che loro auspicano si rischi l’arretramento».
Una ricerca che lei boccia in toto?
«In un primo tempo ero titubante, ho preso in seria considerazione la possibilità di ricerca sulle cellule staminali embrionali, poi sono arrivata alla conclusione che non sono né così importanti né esclusive: si possono sviluppare altre strade».
Cosa è per lei un embrione?
«Quando due cellule si uniscono originano una vita».
Lei è madre?
«Ho un figlio di quindici e uno di diciotto anni».
Il fronte del «sì» ritiene che la legge 40 riduca o neghi il diritto alla maternità. Cosa risponde?
«Ritengo che questa legge, semmai, tuteli la salute della donna. Ho avuto la fortuna di diventare madre, quindi mi spiace dirlo: ma perché insistere a tutti i costi per avere figli quando non arrivano? I figli sono una benedizione, non bisogna accanirsi se ciò non accade. Confesso di non comprendere questa smania di mettere al mondo figli in un contesto di aumento di separazioni. Ipotesi, una coppia si spezza: cosa accade a questo figlio?».


Tirando le fila del discorso?
«Tanti italiani voteranno “sì” sull’onda emozionale. Mi spiace vedere con quale veemenza molta gente si schieri per il “sì”, mi spiace soprattutto vedere persone molto famose che sfruttano il caso per trarre personali vantaggi».

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