Politica

L’aggressione a Berlusconi era preparata

RomaIl primo tam tam è partito alle 17.37 di venerdì. Post di Gianfranco Mascia, leader del Popolo Viola, su Facebook: «Domani B. si dimette. Probabilmente andrà da Napolitano nel pomeriggio. Ma non ci facciamo trovare pronti per dargli il giusto addio? Magari con i pomodori. Oppure con le monetine. Oppure solo urlandogli quel che pensiamo? Chi ci sta?». Seguivano cinquantanove consigli «pacifisti». Un’attivista, Francesca Picknick, proponeva: «Un saluto che non dovrà passare inosservato nel mondo». Così è partita la grande caccia all’uomo. La protesta davanti al Quirinale e a Palazzo Grazioli l’altra sera a Roma non era un’espressione spontanea di rabbia contro Silvio Berlusconi. Qualche passante si è certamente unito alla baraonda ma tutto era organizzato nel dettaglio via internet e via sms dal movimento di blogger che al suo nascere, quasi due anni fa, nella manifestazione «no Berlusconi day», si era proposto come realtà lontana da qualsiasi partito, indipendente e pacifista. Ma poi sono arrivate le sfilate con Vendola e Di Pietro, il legame forte, in particolare, di Tonino con questa piazza che nel linguaggio ha virato nel corso degli ultimi mesi verso l’odio e la derisione violenta. Sempre più astiosi, sempre più organizzati. Come per l’ultima protesta contro il nemico, «il tiranno», lo chiama sulla sua pagina Facebook Mascia, il leader del Popolo Viola, ex Acli, ex Verdi, ex esponente del movimento Bo.Bi (Boicotta il Biscione), ex girotondino e ora, pur non avendo «nessuna tessera di partito», collaboratore dell’Italia dei Valori e anche organizzatore della contestazione contro l’ex premier il 1 giugno scorso a Roma. Dalla manifestazione di piazza alla rivolta diretta.
Da venerdì dunque il popolo anti-B. si è attivato su internet. Tutto predisposto nel dettaglio anche la banda che cantava l’Alleluia davanti al Quirinale. Ecco un post scritto venerdì alle 23.14 da Marco Quaranta: «Domenica abbiamo provato e registrato per una trasmissione l’Alleluia di Haendel». Le proposte prevedevano diverse modalità di rivoluzione di strada. Paolo Andreozzi: «Perché non facciamo due ali di cittadini a B. che se ne sale sul Colle? Chiaro, tutti in silenzio e dandogli le spalle quando passa!». Ieri sulle pagine on line di Mascia e del Popolo Viola era un trionfo di soddisfazione. Mascia: «Grazie per tutti i riconoscimenti che sto ricevendo per i miei 17 anni di lotta al tiranno». «Tiranno» che, val la pena ricordarlo, è stato democraticamente eletto dagli italiani con regolare votazione nel 2008. Un altro post del capo: «Io credo che per l’Italia ieri sia stato un grande giorno. Per la modalità della protesta che ha consentito veramente di mettere la parola “fine” a questa epoca». Anche il Popolo Viola rivendica la caduta del governo Berlusconi, proprio come aveva fatto il Pd negli scorsi giorni. E tra i simpatizzanti scatta qualche perplessità. Francesca No Vabbè Addei obietta: «Davvero pensi che sia stata la “protesta” a mettere la parola fine?». E Davide Pagnotta: «Caro Gianfranco, eri nelle immagini che sono state trasmesse qui in UK. È stata l’Europa a sbattere fuori B., non gli Italiani, purtroppo».
La protesta, come calcolato, ha fatto il giro del mondo. E l’ambizione cresce: «Verifichiamo se ci sono punti che ci uniscono - scrive Mascia - e facciamo lobby su questi punti. Una lobby democratica e plurale. Che riesca realmente a incidere sulle scelte.

Magari con molti parlamentari che (trasversalmente) rappresentano le nostre istanze».

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