L’allarme In città boom di bebè ma mancano i pediatri: «Siamo 100 in meno»

Pediatri di famiglia sommersi dal boom delle nuove nascite e dal numero dei baby assistiti: mille e duecento per ciascun specialista, quasi quattrocento bimbi in più rispetto al tetto massimo previsto dalla legge. Ma ad aggravare la situazione, c’è anche la prospettiva del pensionamento di tutti quei pediatri che nel 2014 avranno accumulato 40 anni di servizio. In sostanza, o si inizia adesso a preparare i futuri dottori, aumentando il numero di posti disponibili nelle specialità di medicina, oppure sarà il caos. E per trovare una soluzione, ieri in Regione è stato aperto un tavolo. «Abbiamo chiesto che la Regione si faccia carico di stanziare più borse di studio per la pediatria che adesso sono 29 all’anno per tutta la Lombardia (12 per Milano) - ha spiegato Luisa Maria Nino, presidente della società italiana pediatri per Milano e Lodi - e non coprono neppure il ricambio generazionale. Ma per farlo occorrono soldi». Oggi su tutto il territorio cittadino lavorano 132 pediatri per 150mila bambini tra gli 0 e i 14 anni. Ad assecondare la legge che prevede un tetto massimo pari a 800 baby assistiti i pediatri in città dovrebbero essere 220, quasi la metà in più.


«Bisogna istituire ambulatori dove lavorano un gruppo di pediatri, magari quattro o cinque, aperti 12 o 16 ore al giorno - dice il professor Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della clinica pediatrica dell’Università al Sacco -. Così non ci sarebbe bisogno di aumentare il numero dei medici, ma solo di strutturarli diversamente. È una proposta su cui stiamo lavorando».

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