L’alleanza animali-politici: cani ai comizi o in analisi gatti con tendenze suicide

L’alleanza animali-politici: cani ai comizi o in analisi gatti con tendenze suicide

«Animali!». Quante volte lo diciamo dei politici. L’animalpolitik entra sovente nei nostri fatti quotidiani, ma nei fatti quotidiani dei politici entra un animale? Sì, ed è spesso una storia d’amore da raccontare con sentimento visto che siamo vicini a San Valentino. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, non ha mai scordato il piccolo Leo della sua giovinezza: «Era un bastardino - confessa -. Poi non ho più avuto cani. Se ora ne prendessi uno, mi piacerebbe un fox terrier».
E se è vero che questi signori della res pubblica non hanno pelo sullo stomaco, è invece altrettanto vero che adorano averlo tra le mani. La pet teraphy stabilisce la par-condicio: destra e sinistra praticano carezze e coccole senza distinzioni. Valentina. Nome conturbante per la micia siamese dell’assessore alla Cultura, Stefano Boeri. «Fu scelto da mio figlio, che la volle chiamare come un’amichetta dell’asilo». Sono ben tredici anni che l’architetto convive con una gatta da pelare. «Esatto. All’inizio è stato proprio così. Appena arrivata in famiglia, Valentina cadde vittima di una zuffa tra i bambini. Trauma cranico. Quando la ricoverammo, sembrava morta. Da gatta che si rispetti, è resuscitata». Non finì lì: i mici sono fatti apposta per essere dei gratta-capi. «Dopo un po’ di tempo - continua Boeri - si è gettata dalla finestra». La sua micia ha tentato il suicidio? «Si buttò, non so il perché. La ricoverammo per la seconda volta. Ancora morta e resuscitata. Per fortuna, da dieci anni vive tranquilla».
Storia a lieto fine. Purtroppo, invece, non vissero tutti felici e contenti in casa del consigliere regionale Giorgio Puricelli. Che possedeva un bolognese, cui era amorevolmente affezionato. «Tutto andò bene, finché non nacquero i bimbi. Il cagnolino iniziò a sentirsi una sorta di loro genitore e se mia moglie si avvicinava ai piccoli erano guai seri». Quell’esserino metteva paura a tutti, anche alla suocera. Iniziò un momento proprio da cani, ma se un lato animale apprezzabile vive in un politico è che non si dà mai per sconfitto, tantopiù con un quattrozampe minuscolo e rognosetto. «Lo portai dallo psicologo - continua Puricelli - che me ne disse di tutti i colori, rimproverandomi di non aver allevato bene il cagnolino, privo delle regole di una buona educazione. Mi consolai, perché mi spiegarono che spesso queste stranezze accadono ai soggetti che vengono strappati troppo presto dalle loro mamme. Comunque, dovetti cederlo».
I politici votano più per fido o per felix ? Per il primo parrebbe, in linea con il detto che vuole il cane simbolo del potere del mondo e il gatto di quello esoterico. O per nessuno. Il sindaco Giuliano Pisapia non tiene pet da compagnia. Racconta, invece, il presidente della Provincia Guido Podestà: «Ho fatto la campagna elettorale con Alex, un incrocio tra un barboncino e un pastore bergamasco, preso otto anni fa nel canile di Segrate. Prima di lui ci sono stati tanti pastori tedeschi ed anche Matisse, Macchia e Melissa, tre mici stupendi, ma sono rimasto cinofilo. I cani hanno una peculiarità, come Alex: sono dolci con gli umani ma attaccabrighe con i loro simili».
Per questo s’afferma, sovente, che i politici siano cani? O perché: «I gatti sono ladri», come spiega il vicepresidente del Consiglio comunale, Riccardo De Corato? Quindi se date del «ladro» a un politico, sappiate che potrebbe... soffiare. O sviluppare pruriti. «Sono allergica ai felini - rivela l’assessore comunale al Tempo Libero, Chiara Bisconti -. Ho una fox terrier di famiglia, che alla morte di mia madre è andata a mia sorella. Si chiama Beatrice». Nome salvifico. La politica ha bisogno di una Beatrice che la indirizzi sulla via della rettitudine.
Il buon sentimento, izzato da questo febbraio di cuori, vince ogni sfida elettorale e pettorale: ecco la storia dell’assessore allo Sport della Provincia, Cristina Stancari. «Mio padre aveva un’azienda agricola. Sono cresciuta con gatti, cani, mucche, galline, conigli. Poi venne Paky, una breton che fece otto cuccioli. Ora sono rimasti Toby e Susy. Quando mi sposai, feci il viaggio di nozze in Messico. Ero su una spiaggia piena di sole, quando all’improvviso sentii una stretta al petto.

Chiamai a casa chiedendo di Paky e mia madre mi confessò che poco prima era morta». Tra donne e animali c’è un’attrazione celeste che muove il sole e le altre stelle, come sa l’ex ministro del Turismo Michela Brambilla. Nella sua «vecchia» fattoria vive una ben venticinque mici.

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