Il cappello dalpino, la canottiera nera, la visita alle chiese. Umberto Bossi (nella foto) furoreggia in Cadore. Prima, a Domegge, si fa calzare da Giulio Tremonti (ospite donore di un comizio leghista) il copricapo con la penna nera, fa il saluto militare per la gioia dei fotografi, e proclama: «Siamo noi i veri guerrieri, i veri condottieri». Poi, a Calalzo, si fa avvistare con la celebre canotta, ma non bianca come quella ormai storica del 1994, in Sardegna, quando era ospite di Berlusconi; bensì nera. E la gente del posto ad applaudire, a incitare (tra i sostenitori anche un gruppetto di turisti campani), a farsi fotografare.
Il tour di Bossi in Cadore ha compreso anche qualche tappa presso alcune chiese medievali. Il leader del Carroccio si è soffermato particolarmente in quella di SantAnna di Rizzios. Una chiesa speciale, per la sensibilità leghista, in quanto custodisce i paramenti del beato Marco dAviano, il frate cappuccino che nel 1683 predicò la crociata contro i turchi che stavano mettendo Vienna sotto assedio.
Una vicenda, questultima, che ha da tempo colpito limmaginario del Senatùr: il quale, a settembre, dovrebbe recarsi proprio nella capitale austriaca, che allora respinse londata musulmana, per visitare la tomba dove riposa leroico predicatore. Della biografia di Marco DAviano si sta occupando il regista Renzo Martinelli, intenzionato a farne un film. Un progetto fortemente sponsorizzato, comè ovvio, dal Senatùr...
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