L’«altro» Colombo «Quel paragone tra la Dc e la Chiesa cattolica»

L’«altro» Colombo «Quel paragone tra la Dc e la Chiesa cattolica»

«Purtroppo le vicende della vita non mi diedero tante occasioni di incontro, se non una. E di questo me ne dolgo. Senz'altro mi sarei arricchito culturalmente ma soprattutto ne avrei avuto un conforto morale». Il rammarico cresce e il senso di solitudine assale immediatamente Tullio Mazzolino, l'ex assessore ai trasporti pubblici a Palazzo Tursi ed esponente di spicco della Democrazia cristiana fino agli anni novanta, quando parla di Vittorino Colombo. Nel lungo viaggio dei ricordi di coloro che fecero grande lo scudocrociato ligure e nazionale, l'ex assessore - noto soprattutto per la dura lotta portata avanti e poi vinta della pedonalizzazione di via San Vincenzo e del quadrilatero - incrocia il personaggio Colombo raccontandolo con malinconia per il solo fatto di non averlo potuto conoscere di più. Una malinconia condita da dati storici e accadimenti politici che danno subito un'immagine reale del protagonista narrato sulle pagine de «il Giornale»: «Lombardo, nacque ad Albiate nel 1925 da una modesta famiglia - specifica subito -. A seguito della morte del padre, giovanissimo dovette impiegarsi alla Montecatini. Divenne poi dirigente della Cisl, mettendo a disposizione le sue capacità organizzative anche nell'associazione cattolica Acli. Studente lavoratore riuscì tra non poche difficoltà a laurearsi in Economia e commercio all'Università Cattolica di Milano. Operò nel campo della cooperazione svolgendo una notevole attività a sostegno dei lavoratori. Fece parte della corrente riformista in seno alla Dc denominata “Forze Nuove”, espressione politica del sindacato cattolico Cisl». Frammenti di una vita riportati alla cronaca dopo diversi anni, ma ancora chiari e precisi a testimonianza di un'assoluta ammirazione.
«Pur non essendo il leader di una corrente, come il suo omonimo Emilio Colombo - continua Mazzolino - in Lombardia fu il punto di riferimento delle corrente di “Forze Nuove” il cui leader nazionale era Carlo Donat Cattin. Ricoprì diverse e importanti cariche istituzionali a livello nazionale come Sottosegretario alle Finanze e Ministro delle Poste e Telecomunicazioni e della Marina Mercantile. Fece inoltre parte del gruppo Etica e Finanza. Morì a Milano nel 1996».
Non furono molti gli incontri tra Mazzolino e Colombo, ma sicuramente uno di questi fu fondamentale: «Ebbi modo di parlare con Vittorino Colombo in un incontro ristretto; era lì presente con me l'amico Luciano Trucco. Si discusse sui problemi del partito e di come raccogliere adesioni e consensi. Si parlò a lungo ponendo l'accento su quali strumenti fossero più idonei ed efficaci». Fu in quell'occasione che Mazzolino ebbe modo di avvicinarsi al «pensiero-Colombo» riconoscendolo estremamente interessante: «Vittorino durante il colloquio ci raccontò un aneddoto. Andava spesso a colloquio con il cardinale di Milano Carlo Maria Martini. In uno degli incontri venne esaminato il problema della frequenza dei milanesi alla vita della Chiesa. Colombo fece presente al cardinale la differenza tra la presenza pastorale della Chiesa e l'attività della Dc». In fondo disse Colombo: «La Dc operava con personale di varia estrazione sociale e con cultura a vari livelli, riuscendo a raggiungere consensi attorno al 40 per cento. La Chiesa invece, pur disponendo di sacerdoti dotati di una cultura a livello di laurea e quindi superiore alla preparazione media degli attivisti del partito, aveva una partecipazione alle funzioni religiose molto più bassa dei consensi conseguiti dal partito stesso». Fu lo stesso Colombo a precisare che tale osservazione colpì in modo particolare il Cardinale Martini: «Così come colpì me - conclude Mazzolino -.

L'uomo, il politico, l'attivista di partito non può certo essere dimenticato, anzi la sua figura deve essere ricordata, come fondamentale espressione di crescita stessa del partito. Personalità che pur lontane da me, anche solo fisicamente, meritano di essere enunciate come uomini di altissimo spessore umano, politico e intellettuale».

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