(...) e in chi ci sta di fronte percepiamo una qualche affinità, un modo come un altro per stringere amicizia. Capita in vacanza o durante un lavoro fuori porta, a Stefano e Alessandro è successo in carcere. Emeriti sconosciuti nella loro città, Diamante ed Alessio hanno incrociato i loro destini nella sala della biblioteca della casa circondariale di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Il primo deve scontare una pena per aver ucciso la madre, alla quale non voleva rivelare di non aver mai conseguito la laurea. Il secondo è in attesa che si concludano le indagini su un duplice omicidio accaduto a Racconigi nella notte di Capodanno e per il quale lui stesso ha confessano di essere l'assassino. La loro amicizia è nata qualche giorno fa, quando Alessandro Alessio è stato spostato dall'isolamento e ha chiesto di potersi recare in biblioteca. «Fin dai primi giorni il suo unico passatempo era quello di leggere - spiegano gli avvocati Efrem Rainero e Marco Mensi - Così appena ha potuto si è recato di persona a consegnare i testi che aveva e a prenderne dei nuovi». Ed è qui che è nata l'amicizia tra i due ragazzi. Appena Alessio ha parlato, l'accento ha tradito la sua provenienza genovese e Diamante, che da Genova manca ormai da anni, non si è lasciato sfuggire l'occasione di poter scambiare quattro chiacchiere con un conterraneo.
«Il mio compagno di cella è bravo e mi aiuta - ha detto ai suoi legali l'ultima volta che gli hanno fatto visita - ma il mio vero amico è Stefano». Tra i due esistono molte affinità e gli argomenti certo non mancano. «Mi ha chiesto molte notizie su Genova, se alcuni locali che conosceva lui erano ancora aperti e dove si va di bello alla sera - ha aggiunto Alessio parlando con i suoi difensori - In cambio mi consiglia i libri da leggere, poi ne discutiamo insieme. Io mi ricordavo appena di lui e della sua storia, perché quando è stato arrestato ero poco più che un bambino».
Stefano Diamante, dopo la condanna in Appello, è stato ristretto nella «Sezione 4» del carcere di Saluzzo. Partecipa alle attività organizzate dalla direzione, occupandosi personalmente della biblioteca e fa parte anche della redazione costituita da detenuti che mensilmente realizza il giornale del carcere. Ben voluto dagli altri carcerati, ha da sempre una condotta impeccabile. Lui ed Alessio parlano spesso anche delle vicende che li hanno portati in cella. «Diamante - spiegano gli avvocati - ha raccontato nei minimi particolari ad Alessio il processo di primo grado nel quale venne assolto e poi quello d'Appello in cui invece è stato ritenuto capace di intendere e di volere, quindi imputabile. Il nostro cliente sembra quasi affascinato dalla personalità di Diamante, al quale si rivolge anche per farsi un'idea di quello che lo aspetta nel futuro e magari chiedere consiglio su come trascorrere parte della vita dietro le sbarre». Casualmente i due genovesi da alcuni giorni hanno anche un altro punto in comune: il professor Adolfo Francia che fu il perito della procura che si occupò di Diamante e presto assumerà l'incarico per Alessio.
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