Cerano due assiomi, due verità evidenti alla base del processo alla politica che mise fine nel 93 allesistenza dei partiti democratici occidentali e consegnò il Paese ai postcomunisti e alla magistratura. La prima evidenza riguardava la magistratura e si fondava sul principio che il suo giudizio è al di sopra di ogni sospetto e le ultime verità della politica sono stabilite dai magistrati inquirenti. Il carcere preventivo e la stampa eseguivano la messa in stato di accusa.
Il secondo assioma era che i comunisti e i loro alleati, a cominciare dai cattolici democratici, erano al di sopra di ogni sospetto. Limmagine della riserva morale era data dal compagno Primo Greganti che abitava il carcere con orgoglio mentre il socialista Gabriele Cagliari si suicidava. Ambedue i presupposti sono ora crollati.
La guerra tra le Procure di Salerno e di Catanzaro che si spediscono i carabinieri a vicenda per indagare sui reati commessi dai magistrati è la prova che la magistratura è un potere anchesso logorato dal suo esercizio. Essendo divenuto un potere assoluto, si logora assolutamente.
E il processo che le due Procure si contendono non è piccola cosa. Vi sono incriminati, tra gli altri, Romano Prodi e Clemente Mastella. E tutto per la congiunzione con quello che con memoria dinfanzia, chiameremo il «feroce Saladino», esponente della Compagnia delle Opere nel Mezzogiorno. Non sappiamo se la Compagnia abbia dichiarato qualcosa rispetto al Saladino, ma la Compagnia è divenuta anchessa un sistema clientelare che controlla i suoi terminali.
Ma chi spunta sul calabro confine? Non è Severino Boezio ma Nicola Mancino, il vicepresidente del Csm, demitiano di grido e autore della memorabile legge Mancino che ha introdotto in Italia il diritto di opinione con la legge contro lomofobia e il razzismo. Anche lui coinvolto dal «feroce Saladino».
Si apre una pentola bollente, anzi scoppia. E ne esce fuori listituzione principe dopo Mani pulite, la magistratura. Non possiamo non ricordare che i democristiani moderati e i socialisti vennero condannati alla gogna pubblica da chi oggi non è più al di sopra di ogni possibile sospetto. Ed è il presidente della Repubblica che deve avocare a sé come presidente del Csm gli atti di Salerno e di Catanzaro, due Procure luna contro l'altra armate. La politica riprende i suoi diritti nei confronti dei magistrati.
Possiamo sperare che un giorno lesilio in cui morì Bettino Craxi incontri una giusta riparazione da unItalia liberata finalmente dal volto di Antonio Di Pietro. E la magistratura, che lo ha sempre coperto a Brescia nei suoi trascorsi milanesi, dovrà un giorno esaminare i casi che condussero alla distruzione della democrazia italiana.
Laltro assioma che cade è quello della supermoralità dei comunisti in base allautocertificazione di Enrico Berlinguer. I comunisti per dottrina sostenevano che il partito era sopra lo Stato e sopra la nazione e portava in sé i semi della rivoluzione e della giustizia. Essi costruirono un sistema nel sistema in cui istituzioni regionali e locali, sindacati, cooperative, giudici e funzionari, costituivano ununità di scontro contro il sistema occidentale del nostro Paese. Eccoli assieme Antonio Bassolino e Rosa Russo Jervolino che la morte di Giorgio Nugnes ora ha posto obiettivamente in condizione di pubblico sospetto. Laccusa che circola è che gli affari di Nugnes e quelli della coppia Bassolino-Jervolino arrivassero fino a Casal di Principe. E questo sarebbe anche il quadro in cui la camorra ha potuto controllare i rifiuti dei napoletani e ricattare i suoi referenti politici rendendo laria irrespirabile e Napoli occupata dalla spazzatura. Per non parlare delle discariche abusive di cui Pianura, cara a Nugnes e alla Jervolino, era la custode preferita. Li la camorra aveva costruito i suoi villini.
Giuseppe DAvanzo scrive su Repubblica che Berlusconi gongola. Cè poco da gongolare, Berlusconi ha amore per lItalia.
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