L’Antitrust nel mirino degli hacker

da Milano

È stato un trucco a prima vista nemmeno troppo sofisticato quello utilizzato ieri da un pirata informatico per mandare un falso messaggio su Mediaset e l’apertura di un presunto dossier da parte del Garante per posizione dominante nel settore delle tessere prepagate Premium per la Tv digitale. Un messaggio inviato a Borsa aperta e a nome di un componente dell’ufficio stampa dell’Antitrust, che ha provocato una flessione in Borsa del titolo del Biscione dell’1%, poi recuperata in chiusura. E ha visto la Consob scendere in campo per «accertamenti». Non si è trattato quindi di un attacco ai server dell’Antitrust, ma di un invio di posta elettronica con un falso mittente. Il messaggio recava infatti nell’intestazione l’indirizzo dell’addetta stampa con il suo nome e il dominio «agcom.it», ma un esame più attento dell’e-mail rivelava che il mittente originale era invece una casella di posta «GMail», sia pure con lo stesso nome della giornalista. Un account che, a patto di trovare la disponibilità del nome desiderato, si può attivare in pochi secondi e che a differenza di altri servizi non richiede documenti per essere aperto. Nel caso dell’addetta stampa dell’Antitrust, la giornalista non aveva una casella con il servizio di Google e quindi il nominativo era libero.

«Il comunicato era ben confezionato per riuscire a ingannare gli addetti ai lavori, anche se conteneva delle evidenti imprecisioni», spiegano fonti Antitrust. Sono già in corso indagini da parte delle autorità competenti.

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