L’APPELLO DEL N. 1 «Trovare l’accordo: ci sono interessi più incombenti di uno scudetto di cartone»

L’APPELLO DEL N. 1 «Trovare l’accordo: ci sono interessi più incombenti di uno scudetto di cartone»

«Per ora li ha messi a sedere, vedremo se li mette a tacere», la battuta va attribuita ad uno dei più brillanti e raffinati conoscitori delle storie di politica sportiva ed è la sintesi mirabile della difficoltà che attende il presidente del Coni ed anche il loquace Abete, presidente federcalcio. Appunto non sarà facile, anche se Petrucci avrà dalla sua una sola arma che consiste in una domanda: «Per favore, volete cominciare a pensare al futuro del calcio?». Quesito contro il quale potrebbe naufragare qualunque corazzata visto il cipiglio del giovin Agnelli che finora ha perso tutte le sue battaglie in carta bollata e affini, gli interessi dei Della Valle, la stizzosità di De Laurentiis.
Già, ma cosa potrà dire il presidente del Coni quando Agnelli gli chiederà notizie sullo scudetto 2006 e Moratti riproporrà lo sprezzo per una storia che lo infastidisce. Qualcuno, magari, chiederà l’intervento di una Authority esterna, super partes, per stabilire se quello scudetto andasse davvero assegnato. Le leggi sportive non lo consentirebbero, ma il buon senso potrebbe aiutare. L’infernale dissenso dei padroni del nostro calcio ruota attorno a quel «cartoncino» e, ovviamente, alle riproposizioni del procuratore Palazzi che ha parlato di illeciti nerazzurri finiti in prescrizione. Agnelli tira da una parte, Moratti dall’altra pur giocando trasversale con il Coni, i Della Valle vorrebbero fare gli arbitri.
Petrucci ha parlato di «serenità», ed ha cercato di tener bassi i toni e le speranze. Giusto per non uscirne con un flop. Parla di speranze, convinto di avere l’autorità, che è meglio di un’Authority. «È già un risultato farli incontrare, nessuno ci credeva», ha detto per avvalorare la fatica. Ma il numero uno del Coni sa bene che il tanto non basterà per uscirne bene. E nemmeno basteranno quattro strette di mano ad uso dei fotografi e delle televisioni. Petrucci ripeterà come un Karma: «Pensiamo al futuro, il calcio ne ha bisogno, dovete mettervi d’accordo perché avete interessi più incombenti rispetto ad uno scudetto di cartone». Abete continuerà a fargli da spalla, come ieri appunto. Sentite un po’: «Il tavolo è un’occasione di chiarimento. C’è necessità di guardare avanti, per il Paese e per il mondo del calcio».


Se poi tutto finirà davvero come si augura Galliani («Non so se sarà un tavolo di pace, però spero che a mezzogiorno la pace scoppi davvero e si chiuda la vicenda di Calciopoli») anche i coltelli saranno sembrati solo dei coltellini serramanico. E scompariranno nelle tasche. Non dalle tasche.
RiSi

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