L’Arvu: i «pizzardoni» armati rischiano l’arresto

Ieri mattina alcuni agenti della Polizia municipale iscritti all’Associazione romana vigili urbani hanno inscenato il simbolico arresto di uno di loro. La «provocazione» nasce da una sentenza della Corte di Cassazione, datata 3 marzo 2008, che ha «ribadito la nullità del verbale redatto da agente della polizia municipale in abiti civili e fuori dal servizio di vigilanza». Secondo l’Arvu l’applicazione di questa sentenza comporta che gli appartenenti alla Polizia municipale attualmente dotati di arma di ordinanza a carattere continuativo divengano dei fuorilegge e possano essere perseguiti penalmente per porto abusivo di arma da fuoco. Come sottolinea il presidente dell’Arvu Mauro Cordova, poiché «non viene riconosciuto lo status di pubblici ufficiali anche al termine dell’orario di servizio» gli agenti che hanno la pistola «devono riconsegnarla in armeria al termine di ogni turno». Ma nelle sedi dei 19 gruppi della Polizia municipale c’è una sola armeria, situata nel Comando centrale di via della Consolazione, quindi «alla fine di ogni turno gli agenti armati dovrebbero recarsi tutti al comando centrale a riconsegnarla, cosa non fattibile. Altrimenti - prosegue - qualora venissero fermati e trovati in possesso dell’arma di ordinanza dovrebbero essere arrestati». Per questo motivo l’associazione degli appartenenti alla municipale richiede «un intervento immediato del Governo, l’unica istituzione che con un provvedimento può superare la sentenza della Cassazione». «Abbiamo chiesto un incontro urgente al sindaco per affrontare la questione, ma finora non abbiamo ottenuto alcuna risposta - prosegue Cordova.
Forse le risposte non sono arrivate perché la questione non è così pacifica. Secondo Stefano Giannini, segretario romano aggiunto del Sulpm, è inesatto il riferimento alla mancanza della qualifica di polizia giudiziaria per il porto dell’arma fuori servizio come sostiene l’Arvu, in quanto la pistola «viene consegnata agli agenti di polizia municipale muniti di qualifica di pubblica sicurezza e non a quelli con qualifica di polizia giudiziaria». «Per capire meglio la differenza tra le due qualifiche - continua Giannini - basti pensare che ai militari impiegati nella sicurezza delle città viene conferita la qualifica di P.S. e non quella di P.G. consentendogli di girare armati.

Pertanto ai sensi dell’art 5 della legge 65/86 ed ai sensi dell’art 6 comma 3 del Regolamento dell’armamento presentato in consiglio comunale è consentito agli agenti di portare l’arma fuori servizio in tutto il territorio comunale».

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