L’Asl di Roma aveva diffidato l’Umberto I

da Roma

Tutti sapevano, tutti tacevano o quasi. Del 19 ottobre scorso il diktat degli ispettori della Asl Roma A ai vertici del Policlinico Umberto I, oggi al centro della bufera sanità°rado sollevata da L’Espresso: «Sessanta giorni di tempo per sanare e bonificare la situazione di estrema precarietà igienica della struttura ospedaliera, in particolare del tunnel e dei sotterranei». Imperativo caduto nel vuoto. Non solo. Il 18 febbraio 2006 nella sala Tevere della Regione Lazio, il governatore Piero Marrazzo, l’assessore Augusto Battaglia, il manager dell’Umberto I, Ubaldo Montaguti, e il sindaco della capitale, Walter Veltroni, danno appuntamento alla stampa per presentare il progetto di ristrutturazione del complesso ospedaliero per 800 milioni di euro. A Veltroni sono anche mostrate delle foto piuttosto «esplicative» delle condizioni dell’Umberto I. «C’erano anche i giornalisti», replica secco il primo cittadino.
Il progetto sarebbe dovuto partire questa primavera. Ed ecco i giornalisti, di fatto, scoperchiare una situazione approdata al punto di non ritorno. La seconda puntata dell’inchiesta del settimanale rivela: «Salme scortate fino all’obitorio per impedire espianti clandestini». Parla di informative della Procura sul rischio sciacallaggi. «Segnalazioni dei carabinieri dei Nas del 17 agosto scorso», spiega Montaguti che, a suo modo, cerca di cavalcare un’onda a dir poco burrascosa: «Vogliamo operare il cambiamento, se non si è capaci di cambiare non resto in questa struttura un minuto di più». Il senatore Domenico Gramazio, capogruppo di An alla Commissione Sanità, chiede di sapere «quale sia l’esatto contenuto di queste informative»; il presidente della stessa commissione, il senatore ulivista Ignazio Marino incalza: «Non è possibile che i cittadini siano lasciati nell’incertezza». Sulla vicenda delle cornee rubate, promette battaglia il primario di Oculistica, Corrado Balacco Gabrieli, il quale si dice «pronto a querelare l’Espresso».

Duro il commento dell’associazione Giuseppe Dossetti: «La vicenda del Policlinico deve far riflettere. Non si può continuare a umiliare e offendere i cittadini che devono rivolgersi, loro malgrado, alle strutture sanitarie».

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