LAtala, uno dei marchi storici e più gloriosi dellindustria ciclistica italiana, ha lasciato il Bel Paese per andare in Turchia. Avete letto bene, Turchia.
Così finisce il suo cammino italiano uno dei marchi che ha veramente scritto, e non è retorica, pagine di storia del ciclismo. Basta guardare la foto accanto: le maglie e i personaggi che le indossano (da sinistra, Galetti, Micheletto, Pavesi e Ganna). Nata come Officina Rizzato nel 1921, lazienda padovana passa al gruppo turco guidato da Ovadia Sarda dopo un mesto peregrinare di banca in banca per provare a portare i bilanci in pareggio. Infine, è stata indetta una gara per la vendita e la vittoria, allasta, è andata a Sarda, cui fa capo la Bianchi Turchia. Attualmente, Atala ha un giro daffari di 33/35 milioni di euro e un centinaio di occupati.
Secondo il piano riorganizzativo, le bici saranno assemblate con componenti prodotti in Turchia, ma anche in Cambogia, Polonia e Cina. Per quelle di alta gamma, ritornano «in pista» i lavoratori italiani: sempre qui sono rimasti marketing, vendite, ricerca e sviluppo, logistica e programmazione, parte amministrativa.
Come si dice, non è un bel momento. E a questo aggiungiamo che al Giro d Italia che si sta correndo i nostri campioni pedalano su biciclette straniere: Basso su una Cervelo, Savoldelli su una Trek, Bettini su una Time, Simoni e Cunego su una Cannondale... Per fortuna Di Luca è su una Bianchi e Petacchi su una Pinarello, mentre Colnago fornisce materiale addirittura a tre formazioni, fra cui quella di Gonchar, che gareggia per il podio.
Un movimento in ribasso? Il pericolo è reale e, come sempre, si aspetta una reazione da parte dei prodotti made in Italy.
Si sta avvicinando, tra laltro, il grande Salone del ciclo di Milano nei padiglioni della nuovissima Fiera.
Sarà quello, ci auguriamo, il momento tanto atteso della rivincita di un settore che ha dominato il mondo delle 2 ruote.
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