L’atteso ritorno dei superyacht E il turismo spera

Bollato dall’opposizione come «scudo fiscale salva Briatore», è stato approvato dalla Camera l’articolo del disegno di legge sulla semplificazione delle norme per la nautica da diporto. Significa che licenze, controlli e tariffe saranno uguali sia per le piccole imbarcazioni sia per i grandi yacht. Il provvedimento, inserito nel ddl sulla semplificazione della P.a., amplia quindi il raggio d’azione del Codice della nautica equiparando le barche di lusso a quelle da diporto.
«I democratici - replica il ministro Calderoli - sbagliano o sono in malafede. È una semplificazione amministrativa che non ha alcun legame con fatti di cronaca. Attualmente una barca a vela usata per turismo è equiparata ad una petroliera». Con un carico burocratico davvero insopportabile e iniquo. Si vuole a tutti i costi dare una chiave di lettura opposta come tenta di spiegare la pidina Silvia Velo: «La misura consente ai megayacht di proprietà di società di comodo, destinate al noleggio per finalità turistiche con sede nei paradisi fiscali, di rientrare in Italia beneficiando di agevolazioni normative, fiscali e previdenziali». E dopo queste dichiarazioni abbiamo capito perché il turismo nautico non decolla. Per Caderoli, infatti, «questa nostra burocrazia è fortemente penalizzante rispetto agli altri Paesi comunitari concorrenti e contribuisce a mettere in crisi il settore della produzione e commercializzazione delle piccole e medie imbarcazioni, ove ad oggi si conta il 40% degli occupati in cassa integrazione su 120mila lavoratori del settore».
Il senatore Luigi Grillo, presidente della Commissione lavori pubblici e trasporti risponde che «gli equivoci sorgono quando non si conoscono i problemi». E, a proposito dell’emendamento sui super yacht, aggiunge: «Spiace dover constatare i fraintendimenti di chi immagina vi sia intenzione di favorire l’evasione fiscale nel nostro Paese.

Viceversa l’emendamento in questione ha l’unico scopo di riportare in Italia, cioè sotto la bandiera tricolore, il 95% dei super yacht costruiti dalle nostre aziende che per complicazioni regolamentari preferiscono dotarsi di una bandiera di un altro paese europeo».

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