L’Ecopass si nasconde dietro i sondaggi

La confusione regna sovrana sotto il cielo di Milano: è bastata una indagine privata in cui un campione di cittadini ha assegnato all'Ecopass un imbarazzante 4,8 per rilanciare la polemica sulla principale misura antinquinamento della giunta Moratti. Purtroppo, si tratta di una polemica sterile, volta più a conquistare consensi che a fare gli interessi della città, cui il sindaco reagisce con una proposta non meno inutile: un altro «sondaggio», non si sa ancora né come né quando, ma a quanto pare non vincolante. Ma la Lega non si accontenta, e chiede un vero e proprio referendum non solo su Ecopass, ma addirittura su tre anni di politica del traffico, con il chiaro obbiettivo di dare scacco all'assessore Croci.
Con tutto il rispetto per la valenza «democratica» di queste iniziative, il ricorso al parere dei cittadini, in casi come questo, è del tutto fuorviante, esattamente come lo è stato a suo tempo quello sciaguratissimo sulla chiusura delle centrali nucleari.
Anzitutto, non si capisce chi si dovrebbe sondare. Solo gli abitanti del centro storico, a cui si applica l'Ecopass e che più ne sentono sia i benefici, sia gli inconvenienti? Tutti i milanesi, che oggi se non hanno le auto più moderne devono pagare per accedere al centro ma per cui la modestissima diminuzione delle polveri sottili (-0,77%) non è neppure certa? O addirittura anche i 900.

000 pendolari che ogni giorno entrano in città, che in parte pagano il pedaggio ma per cui i benefici si riducono, se tutto va bene, a una leggera diminuzione del traffico? Secondo: che cosa chiedere nel sondaggio? Solo un sì o un no al sistema attuale, oppure anche un parere sulle innumerevoli proposte alternative? Questa seconda soluzione richiederebbe una scheda di proporzioni record. C'è infatti che vuole la chiusura totale del centro, chi il ritorno alle targhe alterne, chi un allargamento dell'Ecopass a tutta la zona interna ai Bastioni e chi la sua estensione non solo alle Eurodiesel 4 (...)

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