L’effetto campi rom: crolla il valore delle case

Viganò (Osservatorio immobiliare): «Si sta ripetendo quanto visto dopo l’11 settembre»

L’esercito dei rom fa crollare il valore delle case. Prezzi in picchiata per gli immobili limitrofi a quell’ottantina di aree che, censimento del Comune, sono occupate abusivamente da cinquemila e più nomadi. Valutazione certificata dagli uffici studi del settore immobiliare, dove si parla apertamente di «danno non indifferente per un comparto economico di primaria importanza anche per il tessuto sociale cittadino».
Preoccupazioni dell’effetto favelas sui prezzi degli alloggi sia di nuova edificazione che «recenti entro 40 anni» o «vecchi oltre 40 anni» che precede la pubblicazione del rapporto semestrale dei prezzi degli immobili sulla piazza di Milano. Rapporto che riconferma il dato del primo semestre 2006: una casa vale quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Ma con un’eccezione che si scarica tutta (o quasi) in periferia, dove cresce il numero dei campi nomadi - da Quarto Oggiaro ad Affori, da Baggio-Quinto Romano a Gratosoglio passando per Bovisa, Palmanova, Salomone e Dergano - e aumenta il degrado.
E in questi casi la perdita va dal cinquanta per cento secco sul prezzo medio di mercato (duemila euro) di chi possiede un immobile a ridosso del campo di via Triboniano al trenta per cento di chi risiede nelle adiacenze dell’area nomadi di via Idro, in zona Padova. «Dipende da diversi fattori» osserva Giorgio Viganò, presidente dell’osservatorio permanente sul mercato immobiliare della Camera di Commercio: «È evidente che, tra l’altro, incide la stanzialità del campo, da quanto tempo è insediato e quanti episodi di microcriminalità si sono nel frattempo registrati in zona. Sicurezza che non è tempo perso ricordare essere elemento pesante nell’individuazione del prezzo e che i cittadini hanno sacrosanta ragione di reclamare». Come dire: «Se si tratta di una presenza, diciamo, temporanea - com’è il caso di Opera - non c’è perdita di valore ma se parliamo di situazioni esplosive - ad esempio, quella di Triboniano o di zona Bonfadini -, be’, allora, il discorso cambia e i punti percentuali quasi divorano il valore dell’immobile in una realtà già di per sé disagiata».
Non è forzatura giornalistica, quindi, sostenere che in alcune zone di Milano, le più marginali, le case vengono quasi regalate? «Accade quanto avvenne dopo l’11 settembre, un crollo del valore rispetto all’incremento registrato altrove sempre su Milano». Problemino di non poco conto - come illustrato nella mappa pubblicata qui sopra - che però non si traduce solo in un segno «meno» da settecentocinquanta sino a duemila e rotti euro per appartamento: in gioco ci sono anche operazioni immobiliari di grande respiro - è il caso dell’ambizioso progetto della nuova Bovisa e di quello che interessa Rogoredo - dove imprenditori in procinto di dismettere aree ex industriali sono bloccati dalla presenza «ingombrante» di insediamenti rom.


Richieste legittime di espropri, di soluzioni di forza per procedere nella trasformazione immobiliare che, toh, a Milano - dati della prefettura - hanno ottenuto però poche risposte positive. Anzi, un solo caso: quello dei rom sgomberati da via Ripamonti e oggi ospitati in quel di Opera.

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