L’embargo del petrolio fa male solo a noi

La Merkel, con la scusa di impedire al Colonnello di finanziare la guerra, pretende di chiudere i rubinetti Anche perché la Germania non ci rimette nulla. Mentre noi importiamo quasi un terzo del nostro fabbisogno

L’embargo del petrolio libico, in realtà non è un embargo a Gheddafi, che si arrangerà diversamente, ma all'Italia, che così, come si dice con un detto napoletano, sarebbe «cornuta e mazziata». Infatti noi diamo anche le basi per la no fly zone, e subiamo le ondate di profughi. Dalla Libia importiamo il 28% del nostro fabbisogno di petrolio con una spesa del 26% di quella totale. E si tratta di petrolio ricavato e trasportato dall'Eni. La Svizzera ne acquista il 20 % del suo fabbisogno (così Gheddafi e famiglia possono lasciare nelle banche svizzere l'equivalente), la Grecia il 12%, la Germania l'8%, ma nessuno di loro ci perde se non prende questo petrolio perché non è pro quota suo. E per gli altri stati si tratta di una frazione minima, del fabbisogno. Dunque il danno dell'embargo è sarebbe tutto nostro, come quello per i presunti «profughi», che spesso sono finti, come i falsi invalidi. Invece per la Francia, l’embargo energetico alla Libia è un vantaggio, in quanto dobbiamo dipendere di più dai francesi, per l’importazione di elettricità. Quanto ai tedeschi - che a differenza dei francesi, non scaricano bombe sul territorio libico, sperando di prenderne i pozzi - con la loro richiesta di embargo vogliono dimostrare che qualcosa fanno, per scalzare il dittatore. Ma la tesi che così Gheddafi non riesca a finanziare la guerra è errata. Infatti come si legge sul Financial Times egli ha 150 tonnellate di oro, del valore di 6,5 miliardi, ammassate nella città di Sahba, nel Fezzan in mezzo al deserto, con cui può pagare armi e mercenari per molto tempo. Se poi occorresse, ci sono sempre i terroristi disposti a fornirgli armi e personale, per fare la guerriglia all’Occidente. L’Italia ha dovuto interrompere l'importazione del gas dalla Libia, che alimentava le nostre centrali elettriche, a causa di questo embargo, mentre continua l’erogazione dell’Eni alle popolazioni locali, per gli usi civili. Quando si adottò l'embargo sul petrolio all'Iraq, le Nazioni Uniti stabilirono una quota di esonero per consentire a Saddam di avere valuta per comperare all'estero medicinali e altri beni essenziali per la popolazione. E altrettanto si dovrebbe fare per la Libia. In realtà coi trucchi su questa quota esente, l'Iraq riuscì a contrabbandare ingenti quantitativi di petrolio, e a costruire in segreto una bomba nucleare, con attrezzature acquistate all'estero, col risultato che se ne avvantaggiarono non le casse dello stato per la popolazione, ma i capi e le organizzazioni criminali, comprese quelle dei terroristi, esperte in questi maneggi, e bene armate per farli. L'Iraq non ha sbocchi sul mare , il contrabbando avveniva con trucchi sulle navi che esportavano il petrolio lecito e con altre operazioni, via terra. La Libia ha una costa immensa e un vasto confine desertico con il Ciad e l'Egitto. Stati come la Cina o l'India che non aderiscono all'embargo. Come si potrebbe impedire che Gheddafi mandi il petrolio a queste navi, salvo con una operazione permanente di polizia militare? E nella ipotesi che ci riuscisse, come controllare le frontiere libiche con il Chad e con l'Egitto e le colonne di autobotti in tali direzioni? Le compagnie petrolifere multinazionali diverse dall'Eni hanno lasciato la Libia, ma possono essere rimpiazzate da compagnie cinesi e indiane nello sfruttamento dei pozzi, posto che l'embargo continui.
E quanto all'Eni è rimasto a custodire i pozzi e a fornire scorte di petrolio per i consumi locali , ma con l'embargo si tratta di una situazione in perdita. Il trattato fra l'Italia e Libia garantisce queste proprietà e i contratti di sfruttamento. Esso contempla le azioni come la no fly zone e le sanzioni, autorizzate dall'Onu e quindi l'Italia lo sta rispettando. Ma la sanzione prolungata sul petrolio per noi nociva e in sé inefficace per le ragioni spiegate, nel lungo termine, sarà dannosa per tutti. Infatti è vero che attualmente il petrolio libico è solo l’un per cento del greggio mondiale. Ma potenzialmente i giacimenti libici sono fra i più importanti del mondo e con i ritardi che ci saranno nelle nuove centrali nucleari, per verificare i requisiti di sicurezza, il petrolio già tenderà, per conto suo, ad aumentare di prezzo. Sicché la rinuncia prolungata a quello libico, dovuta a sanzioni perduranti, che danneggiano il mercato ufficiale, oppure a una situazione tipo Afganistan, che impedisca lo sfruttamento di tali risorse inciderà sulle future quotazioni mondiali.
Ho l'impressione che la campagna francese di tipo napoleonico contro la Libia sia un grande pasticcio, con effetti futuri negativi per ora vaghi e un danno attuale per noi.

E ora se si accogliesse questa richiesta di embargo, si dovrebbe concludere che questi stati ci vogliono prendere per i fondelli, con il supporto di una sinistra stranamente guerrafondaia, che pur di attaccare Berlusconi, suppostamente filo libico, è disposta a ignorare l'interesse domestico, che gli altri hanno ben presente.

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