Sono passati cinque anni, ma loro lo ricordano bene, con affetto e riconoscenza. «Loro» sono i figli Italo e Paolo, certo, ma «loro» sono anche i vigili del fuoco sommozzatori, per i quali Luigi Ferraro - di lui si tratta, medaglia doro, pioniere della subacquea, imprenditore di successo, scomparso nel 2006 - si spese molto, tanto da creare la prima Scuola di formazione. E «loro» sono tutti quelli, gente comune, rappresentanti delle istituzioni e insigni uomini di mare come Folco Quilici e Enzo Maiorca, che lhanno conosciuto e apprezzato. Compresi i discendenti dei partigiani che lui aiutò a mettersi in salvo, proprio lui, «il fascista Ferraro» della Decima Mas, che non aprì mai il fuoco contro un italiano, e che dopo il 25 Aprile salvò, a rischio della vita, gli stabilimenti Marzotto di Valdagno dalla distruzione da parte dei tedeschi. Ce nè abbastanza per conservare la memoria intatta, non abbastanza per concedere la sepoltura al Pantheon dei genovesi illustri, a Staglieno.
«Eppure Ferraro è nato, vissuto e morto a Genova - ricorda Gianni Plinio, responsabile Sicurezza del Pdl ligure -, e ha onorato la sua terra da eroe di guerra e da imprenditore. Ha fatto bene il consiglio comunale a decidere per la sepoltura nel famedio di Fulvio Cerofolini, un galantuomo - sottolinea Plinio, che pure dellex sindaco socialista fu avversario politico -. Ma altrettanto bene farebbe il Comune a decidere per Ferraro, ora sepolto a Trieste».
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