L’esercito smobilita tre caserme: verde e nuova edilizia

Accordo in vista fra ministero ed enti locali: le aree ai privati, oneri di urbanizzazione impiegati per i servizi. Parchi pubblici i giardini interni. I militari nella Santa Barbara, le associazioni nella 24 maggio

Rivoluzione - pacifica - nel cuore di Milano: tre caserme cittadine, infatti, verranno dismesse e restituite alla città. Cadranno i muri - solo metaforicamente - e finalmente anche i cittadini potranno usufruire di porzioni di territorio cittadino finora cinto da filo spinato e precluso ai più. I fortini urbani praticamente vuoti e spogli di uomini, a causa dell’abolizione del servizio di leva obbligatorio, cambieranno destinazione d’uso mentre gli uomini verranno tutti trasferiti nella caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti a due passi dall’ospedale San Carlo, che verrà dunque ampliata. Ecco quindi un’ottima occasione per ripensare a strutture con una superficie enorme, basta pensare che la «Santa Barbara» si estende per 300mila metri quadri, una superficie molto vicina a quella della ex Fiera Campionaria. A breve verrà dunque firmato un accordo di programma tra comune di Milano, Regione Lombardia, ministero della Difesa, per la dismettere le caserme e cambiarne la destinazione d’uso. Obiettivo: valorizzare il patrimonio del Demanio e, contemporaneamente, venire incontro alle esigenze dei cittadini. «Con questo accordo, simile a quello che abbiamo fatto con le Ferrovie, vogliamo restituire le ex caserme alla città», commenta l’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli. Gli edifici militari, inoltre, sono vincolati in quanto di proprietà dello Stato con oltre cinquant’anni: «Si tratta di un vincolo “generale” - spiega il sovrintendente per i Beni architettonici Alberto Artioli - si tratterà poi di valutare il tipo di vincolo esistente, e il tipo di interventi realizzabili, in base al valore storico architettonico delle singole caserme». Tanto per cominciare, la maggior parte dei fortini è dotata di un parco o di un giardino interno, che diventerà pubblico e quindi accessibile finalmente ai cittadini, a costo zero tra l’altro, per la casse del Comune. In parte i terreni edificabili saranno a disposizione di privati interessati a costruire nuovi edifici. Con gli oneri di urbanizzazione, metodo particolarmente in voga a Milano, si potranno realizzare servizi o ristrutturare locali da destinare poi a servizi. La difficoltà del progetto, per cui sono previsti tempi moto lunghi - ci vorranno cinque anni solo per liberare le strutture militari, tanto per dare l’idea - sta nel riuscire a elaborare un piano finanziario che renda sostenibile tutta l’operazione. Cosa ne sarà quindi della caserma XXIV maggio di via Monti, della Mameli di viale Suzzani e della Montello in piazza Firenze? Ancora è presto per dirlo, visto che il progetto non è che agli inizi. È certo però che in centro - e quindi questa potrebbe essere un’ipotesi per la caserma XXIV maggio, dove l’ex sottosegretario al ministero dell’Università e della Ricerca aveva proposto di sistemare l’accademia di Brera -mancano gli spazi per le associazioni, che potrebbero quindi venire ospitate lì.

Quello che è emerso dagli incontri tra i collaboratori dell’assessorato allo Sviluppo del territorio e cittadini nella stesura del piano dei servizi, organo interno al piano di governo del territorio, soprattutto in centro, è la fame di spazi per le associazioni. Il Comune potrebbe dare in concessione gli spazi della caserma di via Vincenzo Monti, a patto che le associazioni siano in grado di pagarsi le spese di gestione.

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