da Milano
Sergio Marchionne, dalla platea, ha assistito alla sua prima assemblea di Ubs da vicepresidente non esecutivo. Con lui, ad ascoltare il mea culpa del management della banca svizzera messa in difficoltà (perdite per 4,4 miliardi di franchi) dalla crisi dei subprime, 6.400 azionisti radunati nel palazzetto dello sport di Basilea. Lad della Fiat, nonostante le smentite, viene sempre indicato come possibile successore di Marcel Ospel alla presidenza della banca. E anche ieri Marchionne ha dovuto ripetere di «essere venuto a dare una mano, non a gestire». «Il mio - ha poi precisato - non è un ruolo operativo. Questa è una grande banca, ha una grande gestione di fondi». Quindi, riferendosi allok dato dagli azionisti allaumento di capitale di 13 miliardi di franchi, ha osservato che «è andata come doveva andare: lattesa era che gli azionisti avrebbero approvato; Ubs è unottima banca, ne aveva bisogno». Su Ospel, la cui posizione continua a essere traballante, Marchionne ha ricordato il rapporto di amicizia che lo lega al banchiere svizzero, aggiungendo che «non ci sono indicazioni che lasci, è un uomo che ama il suo lavoro». Da parte sua il presidente di Ubs ha ammesso che il vertice della banca, che fino a pochi mesi fa aveva la fama di un istituto prudente, se non addirittura contrario ai rischi, non è riuscito a rendersi conto per tempo degli sviluppi nel settore dei mutui subprime».
Marchionne, arrivato al palazzetto su una Mercedes (per motivi organizzativi), ha fatto anche un breve punto sulla Fiat. E ha confermato che «febbraio sarà un mese un po duro», anche alla luce dello stop alla produzione dei motori 1.3 Multijet. «Non è stata una bella esperienza - ha commentato - neppure sotto laspetto finanziario, ma recupereremo».
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