Cronaca locale

L’ex golden boy boccia la «sua» città

«Imparziali» Veltroni e Francesco Giro; Bozzetti, invece, spera nel primato meneghino

Andrea Fontana

Il derby tricolore per i Giochi Olimpici 2016 si apre come ogni sfida vera con i complimenti reciproci e le dichiarazioni di principio. Santa Alleanza, battaglia comune, collaborazione: nessuno parla di competizione tra Milano e Roma a ventiquattr’ore dalla lettera di Albertini al Coni che ufficializza la candidatura milanese accanto a quella della capitale.
«Siamo soddisfattissimi - esordisce il presidente del Coni, Gianni Petrucci -. Roma e Milano sono due grandi città e due grandi candidature. La scelta su quale puntare verrà fatta e approvata entro la fine dell’anno dal Consiglio nazionale del Coni». Novanta giorni di rivalità dunque per decidere se l’alfiere italiano davanti al Cio, il Comitato olimpico che assegna l’organizzazione delle Olimpiadi, avrà lo stemma del Duomo o del Colosseo. Un gruppo di lavoro del Coni definirà i parametri guida che le due contendenti dovranno rispettare nei loro dossier di candidatura. Se il sindaco romano Veltroni fa il signore («Se il Coni dovesse scegliere Milano ci uniremo per una battaglia comune»), anche perché parla dal palco della Festa dell’Unità a Montestella, l’assessore agli Eventi Giovanni Bozzetti lascia da parte le ipocrisie auspicando che «la scelta del Coni per le Olimpiadi 2016 possa ricadere su Milano». Veltroni propone che il sindaco della città sconfitta faccia parte del comitato promotore di quella vincitrice. Concetto ripreso anche dall’azzurro Francesco Giro, secondo cui le due metropoli «chi tra le due prevarrà dovrà avvalersi del sostegno dell’altra nel Comitato organizzativo».
Niente convenevoli per Gianni Rivera, consulente per lo sport della capitale: «Il miglior posto per organizzare un’Olimpiade in Italia è Roma: non c’è Milano che tenga». Una fitta al cuore per i milanesi di fede rossonera con l’ex «golden boy» che rincara la dose: «Roma ha già tutto pronto.

Uno stadio per l’atletica a Milano diventerebbe una cattedrale nel deserto».

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