Politica

L’ex premier zittisce i Verdi: «Bloccate l’Italia»

I sospetti transfughi Pasetto e Fuda s’infuriano: «Mai pensato di cambiare bandiera»

da Roma

Partito democratico: gente che viene, gente che va. Al momento a dare fastidio al governo Prodi sono soprattutto le «mani libere» del senatore Lamberto Dini, con il quale polemizza aspramente il gruppo dei Verdi. «A Dini vorrei ricordare che è stato eletto nell’Unione e ha condiviso un programma che forse si è dimenticato. Rifletta su questo anziché insistere su posizioni che non ci sono nel programma», accusa Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera. Per Bonelli la vicenda Dini «è la prova che il Partito democratico ha provocato una frammentazione maggiore anziché semplificare il quadro politico». Ma Dini non incassa in silenzio e replica a tono. «Il senatore Lamberto Dini ricorda all’onorevole Bonelli che sia lui sia gli altri senatori Dl non sono stati eletti nell’Unione, ma dalle liste della Margherita al Senato», è la gelida replica dell’ex premier. «Per il resto Dini invita l’onorevole Bonelli a occuparsi degli affari suoi e in particolare di smetterla, lui e il suo partito, di bloccare le opere infrastrutturali di cui l’Italia ha estremo bisogno», conclude Dini, che però invece di chiudere una polemica ne riapre un’altra, perché i Verdi non ci stanno. «L’elegante risposta del senatore Dini, che ci invita a farci gli affari nostri, è sorprendente - dicono i Verdi -. Prendiamo atto che secondo lui la Margherita non è nell’Unione. Noi Verdi invece ci sentiamo vincolati alla coalizione. Quanto alle grandi opere che secondo il senatore Dini i Verdi bloccherebbero, rispondiamo che questa critica, un disco rotto che ripete lo stesso motivetto, è falsa e incredibile».
E a proposito di dissidenti, indecisi e titubanti il clima in quel che resta del centrosinistra è davvero pesante. Il solo fatto di essere stati citati di passaggio in un articolo del Giornale - «Quei dissidenti in uscita dal Pd che possono far cadere Prodi» - come parlamentari «in bilico» fa infuriare i senatori Pietro Fuda e Giorgio Pasetto. Quest’ultimo accusa il Giornale di riportare «senza alcuna verifica delle fonti le menzogne che Berlusconi sta utilizzando strumentalmente in questi giorni per cercare di ricompattare la sua frammentata coalizione attorno al pericolo di elezioni anticipate». Pasetto respinge la definizione «in bilico verso il centrodestra» definendole «tutte menzogne, solo menzogne, nient’altro che menzogne».


Infuriato pure Fuda: «Mi sembra totalmente insostenibile ipotizzare che un senatore della maggioranza di governo, fin dalla sua proclamazione presente e schierato a ogni singola votazione in aula, e oggi impegnato in prima persona nel primo evento della storia della Repubblica italiana in cui i cittadini sono chiamati a individuare, nel massimo della democraticità e della trasparenza, i rappresentanti del futuro Partito democratico, possa al contempo, anche solo per un attimo, pensare di passare con lo schieramento opposto», dice il senatore.

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