L’infanzia è un «reality show»

Un bambino su due vede la «tv verità». Il 20,5% dei minorenni molestato in chat

Manila Alfano

Basta entrare nel loro regno e gettare uno sguardo veloce per capire i bambini e i ragazzi di oggi. Una cameretta super accessoriata: impianto stereo, televisione, play station, un Ipod sulla scrivania con gli ultimi brani appena scaricati, un cd buttato sul letto e il computer sempre accesso connesso alla rete per chattare con amici, compagni di scuola e in molti casi anche sconosciuti. Un regno tecnologico fatto in fin dei conti da un po' di solitudine. È questo il quadro, a tratti desolante, presentato ieri da Eurispes e Telefono Azzurro. Il settimo rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza racconta i cambiamenti, gli stili di vita, i sogni e i desideri delle nuove generazioni. Spiega agli adulti chi sono i bambini di oggi, come vivono e cosa sentono, come si divertono, ma anche come soffrono.
Il rapporto racconta di bambini abituati ad essere in costante comunicazione con l'esterno. Come figli illegittimi di una tecnologia che ruba ogni aspetto della vita privata, hanno amici in ogni parte del mondo, comunicano tramite mail, si incontrano su chat, si scambiano musica on line, si appassionano ai giochi di ruolo, scrivono sui blog quello che pensano e si confidano con amici virtuali. Oltre il novanta per cento dei bambini usa quotidianamente il computer e quindi internet, la maggior parte di loro hanno un telefonino e soltanto il 5,4% non guarda la Tv tutti i giorni. Per gli altri la media è di quattro ore al giorno, e per l'80% di loro si tratta di fruizione libera, senza controllo da parte dei genitori. I programmi preferiti? Più del 50 per cento segue i reality show. Il 20,5% dei bimbi tra 7 e 11 anni ha incontrato di persona qualcuno conosciuto in internet. E l'8,7% l'ha fatto da solo, senza essere accompagnato dai genitori. Il 20,5% dichiara di esser stato molestato in chat da persone adulte.
«Siamo di fronte ad un marcato senso di appagamento materialistico nelle giovani generazioni - spiega Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes - che si pongono come obiettivi la famiglia e un buon lavoro. L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta, che aveva plasmato le generazioni precedenti, è molto meno avvertita dai giovani di oggi. La politica non sembra essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore. L'impossibilità della politica di proporsi in termini di progetto è percepita significativamente dai giovani».
Per Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, «i dati di questo rapporto, così come quanto emerge dalle richieste di aiuto a cui Telefono Azzurro risponde ogni giorno, confermano quanto ancora ci sia non solo da fare, ma da costruire per colmare la “distanza” delle istituzioni rispetto ai luoghi in cui il mondo giovanile vive e si incontra, per primo la scuola».
Ma cosa sognano di diventare da grandi? Se potessero scegliere, i bambini vorrebbero essere calciatori della nazionale (28,7%) e star dello spettacolo (19,6%). Il 16,2% sceglie di rimanere se stesso e solo il 7,7% vorrebbe diventare un esploratore o ancor meno un pittore (6,3%) o un ricco imprenditore (5,6%).
Sembra che in fondo, l'unica cosa che davvero la tecnologia non è riuscita a sconfiggere è la fantasia: Harry Potter resta il mito numero uno.

Il maghetto che fa incantesimi resta il preferito. Al secondo posto? Il figlio un po' teppista dei Simpson, Bart. Una simpatica canaglia, non un bullo, che ancora si diverte a mirare con la fionda e a girovagare per la strada con lo skateboard.

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