Ogni volta che lattrice di «Crimini Bianchi», Christiane Filangieri, vede una siringa, sviene. È riuscita a resistere solo per ragioni di copione, quando ha dovuto calarsi nei panni del medico in una fiction tv.
Ora i prelievi del sangue si faranno con una punturina nel dito. Contenta?
«Non poteva esserci notizia migliore. C'è da brindare più che per il Natale...».
Cosa le succede quando fa le analisi del sangue?
«Ogni volta devo essere sdraiata e sapere che dopo posso mangiare tanti dolci. Eppure ogni volta, svengo. Deve essere colpa del mio sistema parasimpatico».
Un'esperienza terribile?
«Quando svengo è come se sognassi tanta gente, e quando mi riprendo non ricordo mai il mio nome né dove sono. Mi capita così spesso che ormai ci sono abituata. Di solito mi accompagnano mia mamma o mia sorella. L'ultima volta però mi sono detta: devi provare a farlo da sola».
Com'è andata?
«Ho resistito e non sono svenuta. Forse perché essendo sola ho dovuto farmi forza. È stata la mia prova di coraggio».
Da bambina come faceva a convivere con le sbucciature?
«Non mi faceva paura il sangue, anzi, adoravo vedere le ferite di mio padre, che purtroppo ha dovuto subire molte operazioni. La prima volta che sono svenuta è stato per un graffietto sulla mano, alle elementari, dopo che un compagno mi aveva lanciato una penna. Ma non ho mai capito perché sia successo, ero troppo piccola».
Insomma, non avrebbe mai potuto diventare medico. Però l'ha fatto in una fiction.
«Quando Alberto Ferrara mi ha proposto la parte per Crimini Bianchi, gli ho subito confessato di essere una fifona. Ma c'è stato un approccio molto light».
C'era un dottore sul set?
«Un consulente. Ci ha spiegato cose come usare il defibrillatore, fare le suture... Ma le facevamo sulle spugnette per il trucco. E in questo clima leggero sono riuscita anche a preparare una siringa».
I suoi colleghi cosa dicevano?
«Mi prendevano in giro. Anche perché sapevano che mio nonno materno era un noto chirurgo».
Ripeterà l'esperienza?
«Ora sto girando Crimini su Rai2, e nella mia puntata si parlerà di vivisezione. Io non voglio vedere nulla, anche perché ricordo bene la faccia di Daniele Pecci, dopo che aveva visto un'autopsia. Però adesso in compenso entrare in un ospedale mi spaventa meno».
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