L’Ingegnere spinge L’Espresso Ma ora la Borsa aspetta i tagli

Carlo De Benedetti lascia la presidenza dell’Espresso e delle due finanziarie di controllo Cir e Cofide e i titoli volano in Borsa. La società del gruppo editoriale ieri ha guadagnato l’11,25% portandosi poco sopra un euro per azione. Acquisti anche per Cir che, dopo aver sfiorato il +7% nella mattinata, si è sgonfiato solo sul finale, chiudendo comunque in rialzo dell’1,3%. A infiammare Piazza Affari è la speculazione sul futuro del gruppo editoriale. Da tempo ormai si rumoreggia di dissapori tra Carlo De Benedetti ed il figlio Rodolfo: il padre è appassionato e legato in modo viscerale a Repubblica, il figlio sarebbe addirittura propenso a mettere in vendita L’Espresso. Secondo gli analisti, se il Gruppo L’Espresso venisse prima diviso nelle diverse aree (giornali locali, nazionali e radio), che poi verrebbero messe in vendita separatamente, frutterebbe qualcosa come 450 milioni, pari a quasi cinque volte quanto capitalizza adesso in Borsa. Un’operazione che il figlio Rodolfo deve avere ben presente.
Ma nonostante gli entusiasmi della Borsa, sono sempre gli analisti a gettare acqua sul fuoco. «Il mercato corre troppo in fretta mentre le dichiarazioni dell’Ingegnere non lasciano dubbi: L’Espresso non è in vendita e non è necessario il ritiro del titolo da Piazza Affari», spiega un analista. L’amore dell’Ingegnere per le attività editoriali non si è spento con l’età. Lunedì, infatti, Carlo ha dichiarato: «Lascerò tutte le cariche perché ho 75 anni. Ma continuerò a scegliere la linea e i direttori». Un passo indietro dunque solo a parole, ma che nei fatti sembra ricalcare il progetto, fallito solo qualche mese fa, per l’opposizione del mercato, di separare le attività di famiglia in due rami. Da una parte sarebbero finite quelle editoriali gestite dall’Ingegnere e dall’altra l’industria, Sorgenia (energia), Sogefi (componentistica auto) e altre attività minori come il fondo quotato M&C, destinate al figlio Rodolfo.
Il balzo di ieri a Piazza Affari secondo gli analisti è dunque destinato a durare poco perché la speculazione si sgonfierà, mentre il gruppo, nel breve termine, dovrà fare i conti con la dura realtà di una raccolta pubblicitaria che fonti societarie stimano in calo a doppia cifra nel primo trimestre dell’anno. La situazione è così difficile da rendere addirittura impossibile spingersi oltre con le previsioni. Della stessa opinione un esperto del settore, che stima per i primi tre mesi del 2009 una flessione dei ricavi pubblicitari vicina al 15%, più o meno la contrazione che si è registrata nell’ultimo trimestre del 2008.


L’attenzione si sposta allora su un piano di tagli che prevede risparmi per circa 60 milioni di euro che colpirà la società a 360 gradi. Circa 10-12 milioni di euro di risparmi dovrebbero arrivare da riduzione del personale, mentre per la parte rimanente, l’ad Monica Mondardini, agirà soprattutto sul numero delle pagine di Repubblica.

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