L’intervento Così l’Italia ha vinto contro l’egoismo Ue

Il fenomeno delle migrazioni rischia di essere un pozzo senza fondo; esso ha alla base milioni di persone, intere popolazioni che cercano di sfuggire a un destino di miseria e di degrado. E oggi parliamo quasi esclusivamente del mondo arabo, ma un giorno non molto lontano il fenomeno contagerà l’intera Africa centrale. Di fronte alle dimensioni, alla semplicità e alla forza irresistibile delle immigrazioni, la riluttanza dell’Unione europea è addirittura stupefacente. Ci si illude che il mondo arabo stia vivendo il suo «Quarantotto»; che i sistemi monocratici che finora lo hanno retto non vanno più bene, che i popoli hanno voglia di libertà e che, una volta costituzionalizzate monarchie, satrapie e dittature, tutto tornerà a posto.
Non è così. I barconi che oggi arrivano dalla Tunisia non sbarcano disperati o affamati in fuga dalle guerre e dalle rivoluzioni, ma soprattutto giovani che hanno studiato, che vedono le tv di Francia e Italia, che usano internet, e che del loro mondo non accettano più niente, né i sistemi di produzione che li escludono, né il costume famigliare, né la vita sociale. Se l’Europa, e anche l’America, invece di pensare a esportare la democrazia, avessero duplicato i fondi per la cooperazione e lo sviluppo dei popoli emergenti, se un po’ di Occidente fosse nato in Arabia, probabilmente non saremmo a questo punto.
L’emergenza immigrazione nel Mediterraneo non può restare un onere sopportato dai soli Stati membri in «prima linea». I principi contenuti nel Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo devono essere tradotti quanto prima in regole chiare e comportamenti coerenti. La Ue deve prepararsi con realismo, mettendo in campo misure di breve, medio e lungo periodo. È in quest’ottica che l’Italia ha già presentato una serie di proposte. Nell’immediato, abbiamo chiesto, ed ottenuto, di rafforzare la missione Frontex, allargando il numero dei partecipanti e incrementandone le risorse materiali e finanziarie. Al tempo stesso, occorre rilanciare gli sforzi per migliorare la collaborazione in campo migratorio con i Paesi della sponda sud, fornendo, se necessario, adeguata assistenza nel controllo delle coste e concordando procedure per l’identificazione e il rimpatrio dei non aventi diritto a protezione internazionale.
Occorre inoltre predisporre un piano di emergenza per gestire l’eventuale esodo dalla Libia, ragionando sulle concrete modalità operative con cui affrontarla, a partire dalla verifica urgente delle disponibilità di accoglienza dei profughi e dei migranti su tutto il territorio europeo. In una prospettiva di medio-lungo periodo, l’Unione deve concretizzare una vera politica comune dell’asilo e dell’immigrazione, su basi di effettiva solidarietà europea e rinnovata cooperazione - politica, economica, finanziaria e tecnica - con la sponda sud. L’Italia chiede di vedere applicata nei fatti quella politica che gli organi dell’Unione europea hanno più volte sostenuto sulla carta con le proprie dichiarazioni. Le nostre proposte, tra l’altro, sono dirette a favorire l’introduzione di meccanismi obbligatori di solidarietà europea per l’accoglienza e il trattamento sia dei rifugiati che degli immigrati irregolari; la razionalizzazione e l’incremento dei fondi europei per la gestione dell’immigrazione, ora ripartiti su cinque diversi strumenti; la promozione di una rete di centri europei di accoglienza; il rilancio della politica europea di riammissione, offrendo concreti incentivi ai Paesi terzi in termini di assistenza tecnica e di migrazione legale; una rafforzata cooperazione di polizia, col pieno coinvolgimento di Europol, per sviluppare analisi specifiche circa le infiltrazioni criminali e terroristiche nel territorio dell’Unione.


È un programma non egoistico, ma concreto e diretto ad aprire gli occhi anche a chi crede di essere al sicuro nel suo Paese. Le migrazioni sono un fenomeno che tutta l’Europa dovrebbe ricordare di aver subìto. Allora si chiamavano «invasioni». Hanno cambiato nome e modi, ma la sostanza è la stessa.
*Sottosegretario agli Esteri

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