L’intervento Ma la Lega porta a casa qualcosa o fa solo «ammuina»?

Forse, prima di rivendicare qualche poltrona in più nella prossima giunta di Palazzo Marino se non addirittura quella di sindaco per Umberto Bossi, i leghisti milanesi dovrebbero fare un bell’esame di coscienza - politica, naturalmente. Dovrebbero chiedersi, cioè, se davvero la Lega sta svolgendo quel ruolo di «sindacato di territorio» che con tanto orgoglio rivendica. Infatti, mentre i privilegi di cui gode Roma, in quanto capitale, continuano ad aumentare, Milano, quando va bene, viene trattata con un Comune qualsiasi. Avviene anche, e in particolare, con la finanziaria in via di approvazione, di cui è autore il ministro considerato il più vicino alla Lega, Giulio Tremonti. Si strilla «Roma ladrona!», si esibiscono striscioni e si affiggono manifesti anti-romani ma non si conquista alcunché per Palazzo Marino. Se potessimo definire il comportamento dei leghisti una battuta in napoletano, diremmo che in realtà «fanno ammuina».
Roma, infatti oltre ai 300 milioni già elargiti e destinati ad aumentare quando finiranno le vacche magre, per sanare il buco di 12 miliardi lasciato da Veltroni, grazie un emendamento in finanziaria gode anche di «un fondo di dotazione di 50 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2011». Piove sul bagnato, se pensiamo ai trattamenti speciali già concessi dalla legge per Roma Capitale. E chiedo alla Lega, ma anche ai molti parlamentari, sottosegretari e ministri milanesi, se non provino un certo imbarazzo quando non loro ma esponenti dell’opposizione come i senatori del Pd Anna Finocchiaro ed Enrico Morando protestano perché a Roma e solo a Roma è concesso di derogare al giugulatorio patto di stabilità e non a Milano, capitale economica del Paese che fra 5 anni ospiterà un enorme impegno internazionale come l’Expo (sempre che la smettano di litigare).
Il fatto è che Roma ha nel governo formidabili ed efficienti lobbisti mentre per Milano nessuno sembra voler spendere una parola. A cominciare dalla Lega, che molla su tutto in cambio e in attesa del mitico federalismo fiscale. Col risultato che incassa subito, anzi ha già incassato tutti i trattamenti di favore che ha preteso (la legge per Roma capitale è nata proprio nell'ambito dei provvedimenti sul federalismo fiscale) mentre Milano deve fare la brava ragazza, mostrare senso di responsabilità, sacrificarsi. Così è passato anche il declassamento di Malpensa, pur tanto caro alla Lega, per salvare la «romana» Alitalia. Così si lascia che Alemanno promuova per ora inutilmente un Gran Premio di Formula 1 all’Eur inevitabilmente ai danni di Monza, lavori di spostare sui sette colli le sfilate milanesi di moda, candidi l’Urbe alle Olimpiadi del 2020 dopo aver prevedibilmente battuto Venezia e chiedendo già dei finanziamenti. Pare che ora sogni perfino di sottrarci l’Expo visto che qui si continua a litigare - e forse ce lo meriteremmo. Ma non sarebbe giusto prendersela col bravo Alemanno, che fa benissimo il suo lavoro di paladino della sua città.

A sbagliare sono i molti parlamentari, sottosegretari e ministri milanesi, a cominciare dai «sindacalisti di territorio» della Lega che si limitano a «fare ammuina» contro Roma mentre per Milano non sono capaci di battere cassa o almeno i pugni sul tavolo, in attesa del sol dell’avvenire sotto forma di federalismo.

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