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L’INTERVISTA IL SOCCORRITORE

«Luigi respirava a fatica. Ripeteva come una litania “Ho freddo”, “Ho sete”. Ma non ricordava nulla. Ha gravi ferite, ma è vivo. Invece per l’altro ragazzino...». Si interrompe e allarga le braccia Giacomo Arrigoni, capostazione del Soccorso Alpino di Lecco, distrutto dalla fatica dopo una notte di ricerche. Le finestre del suo ufficio guardano in faccia le Grigne, il Resegone è alle spalle, il lago scorre lento verso l’Adda sul fianco opposto. La centrale operativa è ancora in fibrillazione. E Arrigoni è in collegamento via radio con una squadra: «Lassù ci sono sei uomini che stanno recuperando il corpo senza vita di uno dei due ragazzi dispersi».
In quale zona è successa la tragedia?
«È accaduta lungo il torrente Pioverna, che da Taceno, in Valsassina, scende a Bellano, sul lago di Como. Questo corso d’acqua, che ha una corrente fortissima, è una sorta di lama che taglia in due delle pareti di roccia con strapiombi di 50-60 metri. La vegetazione è fitta. La zona non solo è impervia, ma il tutto è reso ancor più minaccioso dalla conformazione delle rocce».
Cioè?
«I sassi sono talmente friabili che appena ci appoggi un piede sopra ti scivola via lo scarpone e rischi di precipitare nel vuoto. È rischioso persino per noi, che siamo addestrati a muoverci in situazioni estreme».
Questa disgrazia si poteva evitare?
«Sì. Bisogna soltanto essere prudenti. E soprattutto era sufficiente non avventurarsi in quel canyon. Dopotutto quella è una zona che non perdona. Scendere lungo le rocce di quel torrente è un autentico azzardo. È pericolosissimo. E purtroppo è successo quello che temevano».
Le operazioni di recupero sono difficili?
«Molto. Anche perché il temporale di stanotte ha reso tutto più complicato. Sotto il nubifragio abbiamo interrotto le ricerche. Poi sono riprese all'alba. Il primo ragazzo lo abbiamo portato a valle attorno all’1. L’altro, quello deceduto, lo stiamo portato giù in questi minuti».
Quando è scattato l'allarme?
«Attorno alle 20. Ho mandato una prima squadra in ricognizione. A mezzanotte eravamo una quarantina lassù. Abbiamo battuto palmo a palmo la zona. Finché non li abbiamo trovati. Erano vicini.

Adagiati ai piedi di uno spuntone di roccia».
PM

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