Matteo Maffucci, si sa, ha le idee chiare. E con i suoi Zero Assoluto non ne sbaglia una: ogni brano è un tormentone. Ma stavolta con Per dimenticare ha fatto il sociologo e guarda qui che successo: tutti lo ascoltano. E poi ci pensano su.
Caro Maffucci, se lo aspettava?
«No, quando scrivi una canzone non ci pensi neanche. Ma in queste settimane ci stiamo accorgendo che è arrivata davvero al cuore della gente».
È in testa a tutte le classifiche.
«Ma non cè solo questo. Cè il fatto che quando siamo sul palco davanti a trentamila persone, tutte lo cantano e lo vivono sulla propria pelle. Non mi era mai capitata una cosa del genere».
Ma è un brano anti matrimonio come si dice?
«Macché, è molto più generale. Riguarda lincapacità di decidere sulle cose importanti della vita».
Sui siti internet molti hanno scritto di aver deciso di non sposarsi dopo aver ascoltato la canzone.
«Ma se ti basta un brano per non andare più allaltare, allora vuol dire che il tuo non era un sentimento autentico».
Però la storia che canta è vera.
«È capitata a me. Mi ha telefonato la mia ex per invitarmi al matrimonio e lì per lì mi sono messo a ridere dallimbarazzo mentre il cuore si spezzava in mille pezzi. Poi ho pensato: o fuggo o ci scrivo su una canzone. Ho scelto la seconda ipotesi».
Allora, vede, è contro il matrimonio.
«No. Se dal testo della canzone togli il matrimonio e ci metti unaltra parola importante, il brano vive lo stesso. Però una cosa è vera».
Quale?
«Da quando è uscita questa canzone, non faccio altro che parlare di matrimonio. O lo canto. Oppure mi vesto per andare a qualche cerimonia di amici e parenti. Una casualità?».
Magari tra un po laltare tocca anche a lei.
«Mah, sono un romantico, i sogni me li tengo stretti e vediamo quanto reggo. Aspetto lamore ideale, diciamo che sono un cinematografaro: voglio una situazione da film».
A proposito, sullargomento Federico Moccia ne ha girato più di uno.
«Mi vien da ridere quando ci accostano a Moccia.
Invece gli Zero Assoluto parlano solo ai giovani?
«No, dopo Per dimenticare mi ha scritto chiunque, dai 18 agli 80 anni».
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