da Milano
La vendita delle strade statali a Infrastrutture spa «non funziona». Così il governo sta studiando l'ipotesi di cedere in concessione le strade a privati. Il piano, che punta a fare salvi gli incassi previsti dall'ultima Finanziaria per l'operazione, prevederebbe anche una remunerazione per i privati, con una sorta di «pedaggio ombra» pagato dallo Stato.
Ad annunciare il nuovo progetto, che è ancora allo studio ma che potrebbe essere pronto prima dell'estate, è stato il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, spiegando espressamente che il programma di cessione delle statali ad Infrastrutture spa (Ispa) «non è morto, va solo ripensato in un sistema che sarà comunque fondato sul pedaggio ombra e non a carico dei cittadini».
Il progetto di cessione delle strade statali è contenuto nell'ultima finanziaria, che prevede però la cessione direttamente a Ispa, cioè alla società Infrastrutture controllata dal Tesoro e dalla Cassa depositi e prestiti, una società considerata fuori dal perimetro dello Stato. Il meccanismo, che era stato annoverato tra quelli considerati di «finanza creativa», prevedeva incassi pari a 3 miliardi di euro con l'ipotesi di cessione di 1.500 chilometri di strade statali tra quelle in esercizio e quelle in costruzione. «Di 20.590 chilometri di strade gestite dall'Anas, circa 869 sono superstrade gratuite», era scritto nella relazione alla Finanziaria che indicava la Salerno-Reggio Calabria, il Grande raccordo anulare di Roma, l'autostrada che collega la capitale all'aeroporto di Fiumicino, la Palermo-Catania.
L'ipotesi accennata da Siniscalco è stata subito criticata dai verdi ma anche dall'Ugl, il sindacato vicino ad An.
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