L’ippica batte cassa all’Aams «Rendimi quanto ti ho dato»

Come previsto e auspicato da molti siamo arrivati alla fine di questo calvario governativo e si andrà ad elezioni nell’aprile prossimo. L’ippica andrà avanti sino alla formazione del governo in uno stato di apnea, salvo i soliti tentativi strumentali di fare apparire le cose ancora più catastrofiche di quanto forse non lo siano (anche se non è facile), oppure del tutto ottimistiche, secondo convenienza. Molto più utile, in questo lasso di tempo, pensare ad impostare una strategia per affrontare il fondamentale problema della carenza di risorse all’Unire, che si rivelerà in tutta la sua drammaticità per quel periodo. Le cause del dissesto, le conosciamo tutti, vi sono stati errori di valutazione gravissimi, come l’intempestiva chiusura della rete tradizionale di raccolta del gioco, in previsione dell’apertura dei nuovi punti in grave ritardo. Errore macroscopico, del quale non vi è un solo responsabile, a decidere sono stati diversi organismi e in questo gioco a scaricabarile non si capisce più chi ne dovrebbe pagare le conseguenze. Non può neanche essere un intero settore che dà lavoro a 50mila famiglie a farsi carico dei guai derivati.
Per capire il perché, di questo stato di cose, facciamo un passo indietro e ritorniamo ai famosi «minimi garantiti».
Somme importanti, nell’ordine di molti milioni di euro, che i vincitori dei bandi di concorso nel 1999, per le nuove Agenzie Ippiche, si erano impegnati a versare all’AAMS, che a sua volta li doveva girare all’Unire. Quanto sopra, in una sorta di “risarcimento danni”, derivato dal fatto che la politica di apertura indiscriminata dei nuovi giochi dei quali, la maggior parte insediati negli stessi punti di vendita del sistema ippico, con ciò sottraendo sostanzialmente risorse dell’ippica. Come è andata a finire lo sappiamo: i minimi non sono mai stati pagati, se non in parte ridottissima, condonati da una apposita leggina nel 2003. E l’ippica a grattarsi la testa con le casse sempre più vuote. Con la cosiddetta legge Bersani sulle liberalizzazioni riparte un nuovo maxi bando per l’assegnazione di Agenzie ippiche e corners, una sottospecie di agenzia. Memore dell’esperienza negativa (a sole spese dell’ippica), dei “minimi garantiti”, l’Aams, ha chiesto ed ottenuto delle somme in anticipo, incassando solo dall’ippica per le nuove concessioni cento milioni di euro (38 dai negozi ippici e 62 dai corners). Non si comprende perché l’Aams, che nella prima analoga esperienza per l’assegnazione di Agenzie ippiche, aveva previsto il versamento all’Unire dei “minimi garantiti” (mai versati), non debba oggi prevedere se non tutto, che una parte di queste risorse siano destinate all’Unire. Nella considerazione che l’abnorme massa di giochi messa in attività dall’Aams, rischia di portare alla catastrofe un settore come la filiera ippica che, partendo dall’agricoltura, arriva agli ippodromi e, a differenza degli altri giochi, si fa carico di un sistema composito con oltre settantamila posti di lavoro.


Un dato vi darà l’idea di cosa è stato lo sviluppo del gioco: tradizionalmente c’era il Lotto e il gioco sui cavalli, che rappresentavano il totale dell’attività, oggi l’ippica è scesa al 7%, superata anche dal calcio! Alla soluzione tampone di cui sopra occorre che il governo preveda una misura strutturale che possa beneficiare di una minima percentuale a favore dell’ippica da parte degli altri giochi.

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