L’Iran: «Dietro il Papa c’è il Grande Satana»

Ma il re del Marocco sottolinea il forte legame tra Islam e Cristianità

da Milano

L’Iran teocratico e aspirante al ruolo di gendarme nucleare del Medio Oriente continua a brandire con furore la spada dell’islam e, nella sua ricerca di consensi nel serbatoio dell’estremismo musulmano, approfitta della polemica innescata dal discorso papale di Ratisbona per attaccare contemporaneamente Stati Uniti, Israele e Vaticano. Portavoce della nuova offensiva è la massima autorità del Paese, la Guida Spirituale, l’ayatollah Alì Khamenei. Commentando le parole di Benedetto XVI, il successore di Khomeini ha affermato che quanto affermato dal capo della Chiesa di Roma è soltanto «l’ultimo anello di un complotto» ordito «dal Grande Satana» (gli Usa) e «dai sionisti» (Israele) «per colpire l’Islam e i suoi valori sacri».
Secondo Khamenei, tuttavia, Joseph Ratzinger è responsabile solo in parte di questa «crociata americano-sionista», così la definisce, in quanto il Pontefice è diventato inconsapevolmente strumento di una cospirazione, che punta a provocare contrasti tra le diverse fedi. «Queste manovre - sostiene la Guida Spirituale - generano crisi interreligiose nel mondo e spingono verso un conflitto tra le religioni». In tal modo, afferma Khamenei, i nostri nemici «potranno conseguire i loro obiettivi satanici». Il Gran Sacerdote di Teheran esorta l’intero islam «a vigilare contro questa crociata» e invita a non protestare contro Benedetto XVI, ma contro «il Grande Satana», che «trae beneficio dalle ingiuste dichiarazioni del Papa». Ha parlato anche il portavoce del governo iraniano. Gholam Hossein Elham, il quale ha dichiarato di ritenere «insufficiente» la chiarificazione di domenica del Pontefice.
Un sondaggio condotto sul sito web della Tv satellitare araba «al Jazeera» attesta che il 70,4 per cento dei partecipanti è convinta che «la frase del papa del Vaticano vada letta nel quadro di un complotto ai danni dell’Islam». E da «al Jazeera» è partito un appello, lanciato dal presidente dell’Unione mondiale degli ulema musulmani, Youssef al Qaradaoui, il quale chiede alla comunità islamica internazionale di indire venerdì prossimo «una giornata di collera pacifica per le mancate scuse del Pontefice». Dall’Egitto giunge anche la protesta dal Parlamento: «Il Papa deve presentare scuse chiare e dirette», si legge in un comunicato congiunto della Commissione per gli affari religiosi e di quella per gli affari esteri. In caso contrario, hanno detto alcuni deputati, il Cairo farebbe bene a congelare i rapporti diplomatici con la Santa Sede. Anche un altro autorevole esponente musulmano, il Gran muftì di Turchia, Alì Bardakoglu, considera «insufficiente» la spiegazione data domenica da Ratzinger.


Il re del Marocco, Mohammed VI, ha scritto al Papa sottolineando «il forte legame tra islam e cristianità» e invitandolo «a rispettare l’Islam nello stesso modo in cui rispetta le altre religioni». Esaurienti,invece, le parole del Papa per Susil Yudhoyono, presidente dell’Indonesia, il più popoloso Paese musulmano. «La vicenda - ha dichiarato - si concluderà con un lieto fine».

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