Marcello Foa
Gialla era la Stella di Davide imposta agli ebrei dai nazisti, gialla la fascia che gli ebrei dovranno cucire sugli abiti in Iran secondo una nuova legge che sarebbe stata votata dal Parlamento di Teheran. E come loro i cristiani che dovranno portare una banda rossa e i seguaci di Zoroastro, blu. Se fino a oggi il paragone tra Hitler e Ahmadinejad poteva sembrare ad alcuni esagerato, e la negazione dellOlocausto semplice propaganda, da oggi non sembrano esserci più equivoci: l'Iran assomiglia sempre di più alla Germania del Führer. Il nuovo codice a colori sarebbe stato ideato per permettere ai musulmani di riconoscere facilmente i membri delle altre religioni ed evitare che possano stringere loro la mano per sbaglio. Chi lo fa diventa sporco. I puri da una parte, gli impuri dall'altra. Aberrazione. Razzismo puro.
Un solo dubbio: sarà vero? La notizia non è stata annunciata a Teheran, ma rimbalza dal Canada, dalle colonne del giornale canadese National Post, che l'ha appresa da alcuni rifugiati iraniani. Ieri era venerdì, il giorno di riposo dei musulmani. Impossibile trovare conferme ufficiali. Se non una: anche se, come sostengono le fonti di Toronto, il provvedimento fosse già stato votato dal Parlamento, entrerebbe in vigore solo dopo l'approvazione dell'ayatollah Khamenei, la Guida Suprema del Paese, che in passato più volte ha respinto progetti approvati a larga maggioranza. Quel Khamenei che, a quanto pare, non sarebbe più in totale sintonia con il presidente. La speranza è che sia tutto falso, che si tratti di un abbaglio o, forse, solo dell'ennesima provocazione di un leader che ha dimostrato, come pochi altri, di sapere usare a proprio vantaggio i media mondiali.
Di certo esiste solo un precedente in tempi recenti. Risale al maggio del 2001, quando i talebani imposero segni di riconoscimento alle altre comunità religiose. Ordinarono agli indù di portare indumenti gialli o arancioni e di issare bandiere gialle sulle loro case. Sempre il giallo, un colore satanico per gli estremisti islamici, simbolo di perversione, come tutti i colori troppo vivaci. Non c'è gioia nel cuore di Ahmadinejad, solo odio, fanatismo. E un obiettivo: preparare il popolo al ritorno dell'Islam nascosto, che secondo la tradizione sciita si materializzerà sulla Terra per riportare la giustizia. E allora guerra a ogni «influenza degli infedeli» ovvero dell'Occidente. Le cravatte? Saranno vietate, perché sono il «simbolo della croce». I jeans? Inaccettabili. E guai a chi indosserà abiti confezionati con tessuto pregiato. Corrompono l'anima. Maschi e femmine, non c'è differenza. Ahmadinejad si appresta a imporre un nuovo codice vestimentario che sostituirà quello che dal 1982 impone lo chador e un abito lungo alle donne. Gli iraniani dovranno essere tutti uguali, senza distinzioni di classe. Non è chiaro se il divieto di indossare cravatte varrà anche per i non musulmani. Sono pochissime le comunità non islamiche rimaste in questo Paese dopo la rivoluzione khomenista: i cristiani sono stimati tra i 150mila e i 300mila; gli ebrei circa 25mila; i seguaci di Zoroastro, l'antica religione persiana risalente al VI secolo avanti Cristo, ancora meno, 20mila. Minoranze trascurabili in un Paese di 65 milioni di abitanti e composto al 99% da musulmani. Minoranze che non hanno mai dato problemi, perlomeno fino alla vittoria dei gruppi sciiti più estremisti alle elezioni dell'anno scorso. Amate mai, tollerate sì. Poi, con Ahmadinejad, l'inquietudine, la paura, ora lo spettro delle strisce gialle, rosse o blu, appuntate al petto. Logico che, anche se non ancora confermata, la notizia del National Post susciti la reazione veemente della comunità ebraica. «Tutto questo ricorda l'Olocausto», ha ricordato il rabbino canadese Marvin Hier. Il centro Wiesenthal ha scritto al segretario generale dell'Onu Kofi Annan per protestate contro la misura. Sui siti web si moltiplicano le reazioni, quasi tutte di sdegno, perlomeno in Occidente. Un solo giornalista di origine iraniana, Meir Javedanafar, ha invitato alla cautela. Secondo lui le informazioni sono «assolutamente false: il governo iraniano non è così stupido». Ma il premier di Ottawa Stephen Harper non è della stessa opinione: «L'esperienza dimostra che il presidente iraniano è capace di prendere provvedimenti del genere.
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