L’ispirazione di Vecchioni

Quando un grande artista «parla» attraverso le sue canzoni – ed era qualche anno non componeva più – bisogna fermarsi e stare ad ascoltare. Non è soddisfatto Roberto Vecchioni del mondo e dell’Italia in cui viviamo, e di questo si lamenta nel suo nuovo album, pluridisco d’oro, Di rabbia e di stelle.
Ma non immaginatevi un disco triste, tedioso, da poeta in disarmo. Il disco che mercoledì sera Roberto Vecchioni presenterà al Teatro Smeraldo (piazza XXV Aprile 10, tel. 02-29006767), è un disco pieno di vita, di romanticismi e di lame taglienti, di filastrocche e perfino di parolacce («ma solo quando le parole sembrano troppo buoniste» ha commentato il cantautore).
Non è questione di cattiva politica: sono la volgarità e la banalità dei tempi, ingiustizie comprese, l’oggetto della sua invettiva.
E poi c’è l’amore. Le sue sono canzoni dell’amore in crisi, dell’aridità del cuore, dell’impotenza di amare.

Più che un disco, un blues, da Vecchioni in grande forma, affidato per metà alle cure musicali di Lucio Fabbri e per l’altra a quelle di Patrizio Fariselli.
Meglio due chiavi di una, meglio due strade che una sola, per una sintesi finale che lo rende uno dei più bei lavori della sua carriera.

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