Oscar Eleni
Sventola una bandiera bianca sul manubrio della motocicletta che porta gli appassionati cicaloni italiani, lotofagi della Nba, fino a Toronto per l'esordio di Bargnani davanti al pubblico dei Raptors. Si chiamano fuori dopo aver sentito che in Eurolega le prime due giornate hanno lasciato un brutto segno sulle squadre di quello che una volta consideravamo un campionato bello, ricco, pieno di talenti: 2 vittorie, 6 sconfitte. Napoli e Fortitudo Bologna a secco, la Benetton, gigantesca nei progetti e nei prospetti, che scopre a Barcellona di avere un bel buco in mezzo all'area proprio come l'Eldo Napoli che ammette di aver bisogno di un lungo in più per reggere l'esordio nella grande coppa. Chissà a cosa pensavano prima, mentre costruivano le loro squadre. Dicono che quasi tutto era previsto, lo dicono quelli che già l'anno scorso, quando due sole italiane arrivarono appena nelle prime sedici e nessuna alle finali, si erano resi conto che la ricchezza stava altrove.
Una bella scusa guardandosi in giro, perché Napoli ha perso contro una squadra lituana piena di talenti fatti in casa, che non costano moltissimo e hanno la valigia sempre pronta, perché il colosso Maccabi è andato a prenderle sul campo del Partizan, altro modello autarchico rinforzato da un paio di buoni stranieri. Costruiamo squadre prendendo stranieri di seconda, terza fascia, perché così non sentiamo il bisogno di spendere metà del bilancio per andare a cercare talenti nel giardino della nostra provincia o regione. Soldi per gli agenti, la disponibilità a farsi prendere in giro pur di non dare un lavoro vero a chi potrebbe lavorare sui giovani, andando in giro a reclutarli, facendo una gran fatica a mettere a posto le regole con la scusa che la Bosman ha sfasciato tutto. Una verità, ma se troviamo tante strade per gabbare i santi e le leggi, possibile che non ci sia un percorso da fare tutti insieme per non farsi portare via i talenti al primo vagito?
Con Bargnani è accaduto, altri avrebbero già potuto fare la valigia. Andiamo pure a Toronto, ospitiamo gli scout americani che col sorriso del pifferaio annunciano di aver visto «fenomeni» da Nba che, magari, sanno fare due cose, tirano bene e poi si perdono, ma guardiamoci davvero intorno: nell'organizzazione Uleb, in breve tempo, ci chiuderanno fuori perché non abbiamo palazzi adeguati, Milano è sempre sotto la neve e aspetta i re magi per sistemare, ma non prima del 2011, la questione Vigorelli, Bologna, città dei canestri, è al limite, Treviso giardino fra i più invidiati, ha un campo piccolo piccolo.
Vero che sono il doppio dei nostri molti dei budget delle grandi europee, Cska Mosca, la più grande delle russe tutte in espansione cominciando dalla Dinamo, Panathinaikos e Olympiakos Atene, Maccabi Tel Aviv, Efes e Fenerbahce Istanbul, Taugres Vitoria o Malaga per stare nella Spagna campione del mondo, sapendo tutti cos'è il Barcellona, o magari il Real fuori dalla coppa, ben guardandoci dal pretendere una cosa simile dai grandi club del calcio italiano che non hanno soci, ma soltanto proprietari, certo ci piacerebbe sapere se all'estero davvero in tantissimi vanno oltre i 5-6 milioni di euro. Lo sanno tutti, dice il grillo parlante, in Italia paghi un giocatore per squadra sopra i 500mila euro, nelle squadre citate sopra sono almeno cinque o sei con lo stesso status. Forse è vero. Tanto per fare un esempio non ci sembra che a Milano, fuori da ogni coppa, Blair, Bulleri, Calabria, Garris, Green, Watson prendando poco se partiamo da 800mila euro per il Bullo. Non parliamo di Roma dove Bodiroga è vicino se non oltre il milione. Napoli non ha giocatori da poco prezzo e neppure la Fortitudo, per non parlare di Siena. Certo i bilanci, partendo dalla Benetton, che ha lasciato andar via tantissimi giocatori perché non poteva pareggiare le offerte esterne, alla Fortitudo che ogni anno rivoluziona, sono ridimensionati, ma è un po' facile spiegare tutto soltanto con la storia dei soldi.
Fra una settimana la Lega del basket italiano si riunisce, vedremo se si occuperà della situazione che in questo momento è abbastanza critica, lontana da tutto quello che fanno in Spagna, Russia, Grecia, Turchia, Serbia, Lituania o Croazia. Comunque sembra presto per sventolare bandiera bianca, il torneo europeo è lungo, ma da tre anni siamo in coda al treno.
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