L’Italia chiederà alle Nazioni Unite una moratoria della pena di morte

da Roma

Disidratazione e azotemia salita in maniera improvvisa. Reni sofferenti, ematocrito in aumento. Analisi «preoccupanti». Marco Pannella non beve e non mangia da sette giorni per condannare la pena di morte nel mondo, ma ora sta mettendo a serio rischio la propria vita. L’ha detto ieri uno dei medici che lo tengono in osservazione, il professor Claudio Santini, primario di medicina interna all’ospedale Vannini. E questo nel giorno in cui dal governo erano arrivate aperture su una mozione per una moratoria delle esecuzioni da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu, di cui l’Italia è da ieri ufficialmente membro non permanente. Per Pannella è necessario «un ricovero ospedaliero», ha detto il medico. È «indiscutibile», ha aggiunto, la necessità «di sospendere il digiuno». Pannella ha perso «due chili e mezzo nelle ultime venti ore».
E «può entrare in una zona non recuperabile». E la sua iniziativa, oltre che l’attività politica che porta avanti, «è incompatibile» con una privazione di questo tipo di cibi solidi e di liquidi: «È fuor di dubbio che i reni stanno soffrendo, il cuore può entrare in una situazione anche critica senza avvisare. La volta scorsa - ricorda il medico - le complicazioni portarono a uno scontro con Pannella, perché era improponibile stare a osservare e basta».
Dopo quasi una settimana di sciopero della fame e della sete di Pannella, proprio ieri il pressing dei radicali aveva spinto il governo a un incontro nella sede del partito di via di Torre Argentina con i dirigenti del partito. Emissari del governo, i sottosegretari Bobo Craxi e Gianni Vernetti, con il consigliere diplomatico di palazzo Chigi, l’ambasciatore Fernando Gentilini.
«Vorrei rassicurare i radicali e Marco Pannella - aveva detto Prodi precedentemente rispondendo a una lettera del leader radicale - che l’Italia, nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, agirà perché la condanna della pena di morte diventi operativa e comune in tutti i Paesi del mondo. È un’impresa difficile, ma con il tempo ci si riuscirà».
«Caro presidente Prodi, mi spiace, ma informati - gli ha però risposto Pannella - e comprenderai perché la tua dichiarazione non solo non mi rassicura affatto ma, anzi, mi allarma profondamente». Prodi non sa, ha insistito Pannella, che un intervento italiano sulla pena di morte è stato «una drammatica vicenda nella quale i governi italiani e gli ultimi quattro ministri degli Esteri che si sono succeduti hanno avuto un atteggiamento totalmente insincero, con una costante sottovalutazione del tema».
Prima di Prodi, anche il vicepremier Massimo D’Alema aveva chiarito la prossima posizione dell’Italia in Consiglio di sicurezza: «Siamo per la moratoria delle esecuzioni. Non siamo ancora riusciti a portare questo tema al tavolo delle Nazioni Unite, perché abbiamo preferito con l’Ue una soluzione che tenesse unita l’Europa». La strada che si sta seguendo è quindi quella di un accordo con altre nazioni: «Una dichiarazione firmata dai Paesi europei - ha proseguito D’Alema - su cui stiamo raccogliendo le adesioni di altri Paesi». A luglio la Camera aveva già approvato una mozione di Sergio d’Elia della Rosa nel pugno che impegnava il governo a farsi promotore all’Onu della moratoria.
Il percorso era stato dunque avviato nel prima della morte di Saddam, ma ieri la proposta è stata rilanciata con enfasi nonostante lo scetticismo radicale.

«Il governo - ha spiegato Bobo Craxi - sta valutando la possibilità, all’apertura del Consiglio di sicurezza, di fare una dichiarazione, una impegnativa o una risoluzione, un’ iniziativa che l’Italia assuma in seno al consiglio di sicurezza».
Su questo tema c’è «una mirabile sintonia che è importante non disperdere», sostiene Ermete Realacci, della Margherita.

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