«L’Italia non è la Grecia, nessun default»

Bisogna abolire le pensioni di anzianità

«L’Italia non è la Grecia, nessun default»

«Questo taglio dei tassi è il primo colpo grosso di Draghi». Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema, e tra i massimi esperti del mercato obbligazionario (è stato il numero uno di Mts ed EuroMts, mercato paneuropeo dei titoli di Stato, dal 1998 al 2007), conosce bene l’attuale numero uno della Bce. Nel ’97, in qualità di componente del Consiglio degli esperti economici, Garbi ha lavorato a stretto contatto di gomiti con Draghi, all’epoca direttore generale del Tesoro. Un’esperienza indimenticabile, da cui Garbi ha tratto una convinzione: «Per Mario esistono solo il bianco e il nero. La diplomazia sta nel suo silenzio. Durante il periodo delle elezioni, Draghi spariva letteralmente dal Tesoro e andava negli Stati Uniti per non essere coinvolto. Eppure, quando deve prendere una decisione, la prende senza alcuna paura».
La scelta di ridurre il costo del denaro potrebbe prestarsi a una malevola interpretazione: Draghi ha subito voluto aiutare l’Italia, visto che lo spread Btp-Bund è immediatamente calato.
«Nient’affatto. Il nostro Paese non può illudersi di avere a Francoforte una sorta di angelo custode: senza azioni concrete di risanamento, Draghi non esiterà a chiudere il rubinetto degli acquisti di Btp».
Ignazio Visco, successore di Draghi alla guida di Bankitalia, ha detto che il nostro debito è sostenibile con tassi sui titoli di Stato all’8%, a patto che siano implementate misure per favorire la crescita. È d’accordo?
«Sì, assolutamente. Ma possiamo sopportare questi livelli di rendimento al massimo per 12 mesi. L’Italia non è certo assimilabile alla Grecia, non esiste un rischio di default, ma occorre trovare il modo di liberare risorse, altrimenti ogni manovra finirà per risultare inefficace».
In che modo è possibile reperire risorse?
«Su tre versanti, quelli con i costi più elevati, occorre intervenire in modo strutturale. Il primo riguarda le pensioni: quelle di anzianità, che esistono solo da noi, vanno abolite; su quelle di invalidità, dove si sono visti abusi di ogni tipo, vanno serrati i controlli».
Il secondo punto?
«Riguarda la sanità: troppi sprechi, troppi casi di ospedali con lo stesso numero di pazienti, ma con costi che differiscono. Non è un problema di Nord o Sud, ma di ricondurre il controllo dei costi a livello centralizzato».
Ultimo punto.
«La scuola. Le università prive di specificità o senza profili di eccellenza vanno chiuse».
In questi giorni è stata ventilata la possibilità di un prelievo forzoso sui conti correnti, ipotesi poi scartata dal governo. Secondo lei, era una strada percorribile?
«Era una buona idea: se davvero si punta a un calo dello stock di debito si devono anche tassare le attività visibili e liquide. Anche perché non sono affatto convinto degli introiti derivanti da un’eventuale vendita degli immobili pubblici. Le esperienze precedenti insegnano che queste dismissioni non sono mai facili. C’è sempre qualche militare o qualche Comune che si mette di mezzo».
Lei è favorevole all’introduzione degli Eurobond, fortemente osteggiata, per esempio, dalla Germania?
«Berlino sbaglia. Alcuni studi dimostrano che anche i tedeschi risparmierebbero grazie agli Eurobond. Il T-Bill Ue, appartenendo a un solo emittente, è peraltro più vicino alla logica della politica monetaria».


Le banche italiane sono state penalizzate dai criteri di ricapitalizzazione stabiliti dall’Autorità bancaria?
«Il vero rischio delle banche italiane non sono i Btp in pancia, ma gli impieghi a medio-termine indicizzati all’Euribor. Quando aumenta il rischio Italia, devono pagare un premio maggiore, più lontano dall’Euribor. E ciò crea un problema».

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