Pechino 2008

L’Italia non è più una squadra: pure il Setterosa fuori dai Giochi

Sfortuna ma anche errori: al crollo del calcio segue quello della pallanuoto. Ad Atene furono 4 medaglie, oggi ci resta solo il volley

L’Italia non è più una squadra: pure il Setterosa fuori dai Giochi

Non vi scandalizzate, ma per una volta dobbiamo dare ragione a Romano Prodi. Quando il dimenticato ex premier nel 2006 disse che l’Italia «è una squadra che parte da -26» aveva visto giusto, e non solo per il suo governo. Due anni dopo - parlando di Olimpiadi s’intende - siamo ancora lì: anzi, probabilmente più sotto. Perché negli sport di squadra il risultato (quasi) finale è simile a una Finanziaria di Padoa-Schioppa: il deficit è in continua crescita.
Facciamo un paragone: quattro anni fa le nostre squadre erano otto e portarono a casa un oro (pallanuoto femminile), due argenti (pallavolo maschile e basket maschile) e un bronzo (calcio). A Pechino di nazionali ne avevamo già tre di meno in partenza (basket, baseball e softball) e dopo una settimana ne abbiamo già perse altre tre per strada: le star del calcio e le stelle della pallanuoto. Restano quelle di pallavolo approdate ai quarti di finale, anche se ieri però le ragazze dell’Italvolley sono uscite dal match con il Brasile come dopo un incontro galante con Pecoraro Scanio: completamente anestetizzate. Insomma, se Al Pacino in Ogni maledetta domenica diceva che una partita è questione di un centimetro, si può dire che per la squadra Italia l’obiettivo è ormai distante chilometri. Lui, l’allenatore Al, era disposto a «morire per quel centimetro», noi - a Pechino - abbiamo pensato che fosse meglio non esagerare e ci siamo arresi al nemico. E siccome arriviamo da un Europeo di calcio che non ricordiamo certo come una notte magica, ecco che il 2008 degli azzurri comincia a diventare davvero un anno bisesto: un po’ funesto.

Inutile dire che la delusione maggiore è arrivata dal pallone: sognavamo una sfida con Ronaldinho, ci siamo fermati davanti a un Dembele, e detto così si può capire la differenza. L’avventura del pallone era stata vissuta dal nostro calcio come un fastidio e l’eliminazione per mano del Belgio ne è la logica conseguenza. Ma anche negli altri sport non ci siamo fatti mancare nulla: la pallavolo maschile, ad esempio, è dovuta passare per l’ultimo turno di qualificazione (mancava solo di giocarsela a rubamazzo) per approdare in Cina: però almeno qui - nonostante infortuni e sfighe a raffica - stiamo ancora andando avanti alla ricerca degli «occhi di tigre» che furono. Quelli della pallanuoto invece - racconta il nostro esperto Paolo Lonegro - sono arrivati ai Giochi con un programma che farebbe invidia al ministero delle Pari opportunità: quanto a preparazione incerta, a scelte tecniche e a beghe politiche non hanno fatto distinzioni tra maschi e femmine. Risultato: eliminati. Così il calcio, appunto: ricordate la diatriba tra federazione e club sui fuori quota? Ecco, ora siamo fuori del tutto.

Insomma, questa Olimpiade per gli azzurri è un po’ la storia d’Italia: ad eroi stiamo benissimo, il problema è mettere insieme gli altri. Il Coni aveva fatto capire che su queste medaglie ci contava molto, il presidente Petrucci aveva anche alzato un po’ la voce richiamando all’amor di Patria. La risposta è stata che ce ne torniamo a casa con la coda tra le gambe sperando che quelli della pallavolo ci regalino in extremis le emozioni di sempre. E visto che ogni volta che l’Italia sembra fatta dobbiamo sempre rifare gli italiani, per le nostre squadre non resta che riprovarci tra quattro anni a Londra.

Siccome Prodi non c’è più, chissà che questa volta non riusciamo a partire alla pari.

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