Rodolfo Parietti
da Milano
LItalia non chiuderà il 2005 nel segno della recessione. Parola dellOcse, pessimista fino a qualche mese fa sul tasso di sviluppo del nostro Paese tanto da aver previsto una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) dello 0,6%. Ora, quella stima è stata rivista in un più rassicurante aumento dello 0,2%, un livello perfino superiore a quanto indicato dal governo (crescita zero) nel Documento di programmazione economica e finanziaria.
Per Palazzo Chigi si tratta di unaltra buona notizia dopo quella ricevuta dal Fondo monetario internazionale, che lo scorso 20 agosto aveva ritoccato verso lalto lespansione del Pil per questanno (da meno 0,3% a zero). A maggior ragione se si considera che lItalia ha già concordato con lUe una correzione del Pil 2005 pari allo 0,8% che, da sola, vale 10 miliardi di euro. Gli esperti dellorganizzazione parigina hanno corretto loutlook precedente grazie allinatteso risultato ottenuto dalla penisola nel secondo trimestre, chiuso con una crescita dello 0,7% attribuibile in buona parte alla ripresa delle esportazioni in seguito allindebolimento delleuro sul dollaro.
«In effetti gli indicatori delleconomia reale continuano a mostrare segnali di miglioramento e vanno consolidati pur in presenza dellandamento del prezzo del petrolio», ha dichiarato il ministro dellEconomia, Domenico Siniscalco. Lascesa dei prezzi petroliferi è daltronde lincognita che potrebbe più pesare sullefficacia delle previsioni Ocse, che presenterà fra due mesi il rapporto previsionale definitivo. Il capo-economista Jean Philippe Cotis ha infatti spiegato che i nuovi valori non tengono conto nè degli effetti sui mercati petroliferi, nè dei danni provocati dalluragano Katrina. Ma per la prima volta, lOcse non ha esitato a parlare di uno «choc petrolifero» paragonabile a quello degli anni 70. In grado di minare la fiducia dei consumatori, con ripercussioni sui consumi privati, e indurre le imprese a limitare gli investimenti. Anche se nessuna valutazione è ancora possibile, Cotis ha ricordato la regola contenuta in tutti i manuali di macroeconomia: «Quindici dollari in più sul barile "distruggono" 3-4 decimi di punto di Pil».
Sotto il profilo della politica monetaria, lemergenza va affrontata con modalità diverse negli Stati Uniti e in Europa. Mentre alla Federal reserve viene suggerito di rallentare il ritmo di rialzo dei tassi (un argomento oggetto di forte dibattito in questi giorni negli Usa), alla Bce è consigliato di mantenere lattuale strategia accomodante. Suggerimento che listituto guidato da Jean-Claude Trichet accoglierà, anche in ragione di una crescita poco brillante accompagnata da uninflazione oltre il 2%.
Un approccio prudente motivato dal fatto che le tensioni innescate dalle quotazioni del greggio espongono più Eurolandia al rischio di una crisi. E ciò, afferma lOcse, in ragione del maggior dinamismo economico degli Usa (più 3,6% il Pil stimato) rispetto alleuro zona, che dovrebbe crescere questanno solo dell1,3% (1,2% la previsione precedente). «È come nel rugby - ha spiegato Cotis - : se ricevi una spallata mentre corri barcolli ma prosegui; se ricevi un colpo mentre vai piano caschi per terra».
Quanto allItalia, secondo il capo economista dellOcse «occorre intervenire nel settore dei servizi non manifatturieri dove non c'è abbastanza concorrenza e i prezzi sono troppo elevati.
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