L’ottimismo di Bossi: «So che ce la facciamo»

Roma«No, non cambia proprio niente». Nel grande coro esultante della maggioranza dopo il voto su Cosentino, si stacca la voce dissonante della Lega che parla di nuovo di elezioni anticipate. Ma quale prova di autosufficienza, dice infatti Roberto Maroni, «siamo ancora appesi a un filo». Per il ministro dell’Interno è inutile esaltarsi dopo questa scaramuccia. «Non mi unisco ai festeggiamenti. Quello che è successo oggi - sostiene - non ha alcuna rilevanza politica. La prova della verità ci sarà solo la settimana prossima: se non ci sarà una maggioranza solida e stabile, io dico che è più responsabile andare al voto». Il confine è sempre lo stesso, la famosa quota 316. «Se si scende sotto quella soglia, vuol dire che non c’è maggioranza. Ricordiamo che veniamo da una situazione di numeri molto migliore. Un governo debole diventa un governo inefficace. Meglio allora andare alle urne. Anche dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata, non è indifferente se alle spalle hai un esecutivo forte o no».
Umberto Bossi si dichiara ottimista: «So già che ce la facciamo», spiega il leader leghista riferendosi all’appuntamento del 28 e 29, quando il Parlamento sarà chiamato a esprimersi dopo il discorso di Silvio Berlusconi. Pure Maroni dice di vederla rosa. «Sono convinto che ci sarà una maggioranza assoluta», racconta, ma non spiega se nel conto mette o no la pattuglia finiana. Sembrerebbe di sì: «Io dico soltanto che chi vota il discorso di Berlusconi vota il programma di governo per io prossimi tre anni. Perciò, chiunque sottoscriva le parole del premier, non potrà poi dire successivamente di avere cambiato idea».
Porte aperte a Fli e al loro eventuale appoggio a intermittenza? Il ministro dell’Interno fa notare che la settimana prossima le Camere si esprimeranno a scrutinio palese e non a voto segreto, «che è solo tattica». Niente giochetti, niente franchi tiratori. Sarà dunque più facile capire che cosa succederà al governo.

«Io - conclude Maroni - chiedo solo un’assunzione di responsabilità. Chi ci mette la faccia oggi non può poi dire domani di non appoggiare i provvedimenti che il presidente del Consiglio illustrerà nei suoi cinque punti. Ma io penso che siano tutte persone serie».

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