L’Ue «condanna» Tursi e l’Aster torna comunale

Alla fine Aster tornerà a essere una società controllata dal Comune di Genova. Dopo oltre tre ore di discussioni nella Sala Rossa di Tursi, di fronte a centinaia di lavoratori, il consiglio ha approvato la delibera. «Una delibera con mandato in bianco» accusano diversi esponenti della minoranza perché si vota solo un indirizzo senza specificare il prezzo dell'operazione (diversi milioni di euro), la voce di bilancio su cui peserà questa decisione che molti hanno definito «inevitabile». L'Unione Europea ha infatti valutato un'infrazione l'operazione fatta dalla giunta Pericu e per questo ora si rischiano pesanti sanzioni se questa società continuasse a essere un ibrido tra pubblico e privato. Da qui tuona la minoranza: «Se stiamo tornando indietro è perché qualcuno della maggioranza in passato ha fatto una scelta sbagliata ed è ora che una volta per tutte i cittadini sappiano chi ha delle responsabilità» urla Beppe Costa (Fi).
«L'unione europea però non ha detto che Aster debba tornare pubblica e io da liberale sono per una totale privatizzazione» annuncia Enrico Musso nel spiegare il suo no. Un no che arriva da Forza Italia proprio per le perplessità in merito alla natura finanziaria di questa operazione. Stesse ragioni ma astensione per Lista Biasotti e Lega Nord. Stesse ragioni anche per Anzalone (Ulivo) e Lorenzelli (Udc) che hanno scelto per il non voto. Ma anche all'interno del centrodestra i più, soprattutto in An (voto favorevole) sono soddisfatti che Aster torni sotto il controllo pubblico. «Ma dovremo avere più controlli sui contratti di servizio per valutare l'efficienza aziendale» dice Alessandro Arvigo della Nuova Stagione. «Perché sotto gli occhi di tutti che Aster non ha saputo rispondere alle esigenze dei cittadini per una cattiva gestione» è la voce difusa nelcentrodestra.

Resta però il timore che l'azienda in futuro venga venduta a pezzi: «Se Tizzoni (presidente Aster, ndr) ha allarmato i lavoratori dicendo che l'aziende potrebbe essere spezzettata qualcuno glielo avrà pur detto» accusa l'azzuro Emanuele Basso.

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