«L’Ue sia una confederazione come la Svizzera»

Luca Zaia: «Poco saggio ignorare la volontà popolare. Servono regole comuni, ma rispettando le singole culture, identità e tradizioni»

da Roma

Ministro Luca Zaia, dopo il «no» dell’Irlanda sono in molti a dire che il processo di ratifica del Trattato deve continuare. Cosa ne pensa?
«Credo che qualunque forzatura rispetto alla volontà dei popoli sia destinata a produrre danni. Il “no” degli irlandesi, peraltro, arriva dopo gli inequivocabili segnali di insofferenza di francesi e danesi (che hanno bocciato la Costituzione Ue, ndr). Insomma, penso che sarebbe poco saggio ignorare quanto accaduto».
Perché alla Lega l’Europa non piace?
«Non solo la Lega, ma buona parte degli italiani e degli europei la vivono come un vestito che va un po’ stretto».
Un esempio?
«Da ministro delle Politiche agricole mi sto scontrando contro dei Commissari europei che considerano le risorse a loro disposizione come se non fossero soldi nostri...».
Si riferisce alla vicenda dei pescatori?
«Certo. C’è una flotta di 14mila pescatori che, soprattutto per colpa del caro petrolio, si ritrovano a non essere più economicamente competitivi. E l’Ue invece di sostenere i suoi stati membri che fa?».
Ce lo dica.
«Si trincera dietro il solito slogan: “No agli aiuti di Stato”. Come se i fondi che hanno a disposizione non fossero soldi nostri ma di un fantomatico Grande fratello».
Soluzioni?
«Combattere questa follia da burocrati».
Come?
«Martedì mattina a Venezia ci ritroveremo con i ministri delle Politiche agricole di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta e Slovenia per stigmatizzare la linea della Commissione Ue».
Un summit extra-Bruxelles. Che ne pensa la Commissione Ue?
«Ovviamente c’è molta fibrillazione. Ma sarebbe bene che invece di preoccuparsi riflettessero sul perché sette Stati membri decidono di incontrarsi da soli e stigmatizzare le scelte della Commissione».
Il Trattato di Lisbona, invece, perché non la convince?
«Intanto perché ridisegna il quadro dei poteri all’interno dell’Ue. Con l’Italia che 2014 rischierebbe di ritrovarsi senza suoi rappresentanti in molte commissioni chiave. Ma l’aspetto più inquietante e di cui si parla poco è soprattutto quello tecnico. Se il Trattato entrasse in vigore, infatti, darebbe nei fatti legittimazione giuridica alla Carta dei diritti di Nizza che avrebbe effetto cogente sul nostro ordinamento. Tutte le nostre leggi, per capirci, dovrebbero recepirne i principi. Sa cosa significa?»
Dica .
«Le faccio un esempio: per famiglia non si potrebbe più intendere solo quella naturale, ma si dovrebbe ricomprendere anche quella allargata alle unioni omosessuali come prevede la Carta di Nizza. Senza che l’Italia possa opporsi. Ma è sensato che popoli che hanno società diverse, culture diverse, storie diverse e diverse situazioni economiche debbano essere obbligati ad accettare leggi che magari non condividono affatto? Mi pare terrificante».
Delle regole, però, sono necessarie.
«Certo che sì, anche perché l’Europa a 27 sta diventando una babele. Ma la strada del futuro deve essere quella del modello svizzero: una confederazione di popoli europei che si danno delle regole comuni nel rispetto delle loro identità. Qui non si tratta di essere antieuropei o filoeuropei. Il punto è che bisogna costruire un Europa dei popoli e non dei burocrati».
Se il processo va avanti la Lega insisterà per introdurre anche in Italia l’istituto del referendum consultivo?
«Esistono due scuole. La prima vuole che siano i Parlamenti a ratificare il Trattato di Lisbona perché mira a un’Europa delle nazioni.

La seconda pensa che debbano essere i cittadini ad esprimersi perché guarda a un Europa dei popoli».
È un sì?
«La posizione della Lega la dà Umberto Bossi. Certo il leitmotiv del Carroccio resterà sempre quello di parlare prima di tutto al popolo».

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