«L’Ulivo ha affossato la legge anti diesel»

Il diessino Duca: «Non si decide in due giorni». La replica: «È un brutto scivolone»

Pamela Dell’Orto

C’è mancato poco. Il provvedimento di legge della Lombardia (quello che vuole vietare la vendita di auto diesel prive di filtro anti-particolato) ieri poteva diventare una legge dello Stato. Ma Ulivo e Ds hanno bloccato tutto in Parlamento. Dopo che il 31 gennaio scorso in Consiglio regionale avevano votato per il «sì». Un esito che il governatore lombardo Roberto Formigoni definisce «sconcertante e sorprendente». Di qui l’attacco all’Ulivo, che per il presidente della Regione «prende ordini dalle case automobilistiche». Il concetto è chiaro: se la proposta di legge ieri non è arrivata in Senato è perché l’opposizione «ne ha vergognosamente impedito l’approvazione alla Camera. Oggi il parlamento ha chiuso i lavori; se ieri (mercoledì ndr) si fosse passati alla sede deliberante, oggi (ieri ndr) il Senato avrebbe potuto trasformare la proposta in una legge che ci avrebbe messo all’avanguardia in Europa. L’opposizione l’ha impedito, e non ci resta che ripresentare il provvedimento alla prossima legislatura, dopo il 9 aprile».
Un «no» immotivato quello del centrosinistra, per il presidente lombardo, perché basato su considerazioni tratte «da appunti passati da qualche casa automobilistica e non certo sulla conoscenza del testo della nostra proposta». D’accordo l’assessore ai Servizi di pubblica utilità Maurizio Bernardo: «Esistono delle lobby nelle case automobilistiche che non hanno interesse a mettere fuori mercato i mezzi vecchi, non accettano il provvedimento e fanno lobby anche con l’opposizione».
Ecco i fatti (esposti ieri al Pirellone da Formigoni). Mercoledì la IX Commissione della Camera (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni) prende «in esame con serietà» il provvedimento, che ha «pieno sostegno di governo e gruppi di maggioranza, ma trova contrario l’unico gruppo di opposizione presente, quello dei Ds-Ulivo». Due esponenti del centrosinistra, «Eugenio Duca (capogruppo dei Ds in commissione Trasporti) e Giorgio Panattoni» dicono «no alla proposta del presidente Angelo Sanza di far passare il provvedimento in sede legislativa», passaggio possibile solo se c’è l’unanimità. E fondamentale per l’approvazione della legge.
Formigoni legge alcuni passaggi dell’intervento dell’onorevole Duca. Primo: «Il divieto di circolazione dei... motocicli a due tempi si calcola che si applicherebbe a 5 milioni di veicoli a due ruote, il cui valore è pari a zero». Stesso discorso per le auto a gasolio: ne «sarebbero messe fuori circolazione oltre 8 milioni e mezzo... il cui valore diverrebbe pari a zero». Formigoni commenta: «Tutto ciò non ha nulla a che fare con le misure da noi proposte che riguardano omologazione e immatricolazione di veicoli nuovi». Altro stralcio: «Su regioni e province peserebbe una forte pressione politica per ottenere contributi alla rottamazione e ci sarebbe disparità fra le regioni». Invito finale dell’onorevole («appoggiato in tutto e per tutto da Giorgio Panattoni, anche lui Ds-Ulivo»): si consideri «l’impatto che il provvedimento avrebbe sul mercato automobilistico». Conclusione che per il governatore si commenta da sola: «In questi mesi manderemo gli appunti corretti, così i nuovi deputati non leggeranno più quelli scritti dalle case automobilistiche». «L’opposizione sta facendo il gioco delle tre carte - commenta Bernardo -, qui in un modo a Roma in un altro. E quindi di che Unione parliamo?».
Immediata la replica dell’onorevole Duca: «Nessuno ha avanzato la richiesta di sede legislativa. Ma anche questa ha bisogno di tempo, perché c’è la relazione, la discussione, è fissato il termine per la presentazione degli emendamenti e poi si va in sede legislativa», quindi non «c’è possibilità di fare una legge in due giorni. Formigoni sta facendo campagna elettorale». Il diessino aggiunge che «il rappresentante di governo, i gruppi e il relatore hanno convenuto che è necessario un approfondimento». Le accuse di Formigoni sono basate su «informazioni volutamente distorte», secondo il capogruppo dei Ds in Regione Giuseppe Benigni. Il provvedimento, per Benigni, sarebbe stato affossato anche da alcuni rappresentanti di maggioranza. Dal viceministro ai trasporti Mario Tassone, ad esempio, ma anche da «Giorgio Bornacin di An e da parlamentari di Lega e Udc».
In serata arriva la controreplica del governatore: «L'onorevole Duca si arrampica sui vetri. Dovrebbe sapere che in una Commissione parlamentare la procedura legislativa non viene chiesta ma può essere constatata al termine degli interventi quando vi sia unanimità. La posizione di Ds e Ulivo ha impedito che la Commissione adottasse la procedura legislativa più veloce». Formigoni ricorda il pieno appoggio di Tassone e conclude: «È l'Ulivo che ha fatto un brutto scivolone impedendo la rapida approvazione di una legge che avrebbe portato un forte contributo all'abbattimento dell'inquinamento in Lombardia e in Italia».
Intanto il problema numero uno in Lombardia resta lo smog. Il Pm 10 che supera la soglia d’allarme per il 36 giorno consecutivo, e le previsioni del tempo che per i prossimi giorni non fanno molto sperare. «Stiamo facendo centinaia di cose», dice Formigoni: dalle 5 ore al giorno di blocco per le auto non catalizzate ai controlli sulle caldaie, al blocco totale confermato per il 26 febbraio. Oltre alle «decine di ipotesi già allo studio in assessorato», la Regione sta pensando a «ulteriori provvedimenti».

E ai Verdi che ieri gli hanno chiesto di «intervenire subito per limitare la circolazione dei diesel non dotati di filtro anti-particolato in attesa di un provvedimento legislativo del Parlamento», il governatore dà più che altro un consiglio: «Abbiano il pudore di tacere in queste settimane, dopo la pessima prova data dai loro colleghi, che hanno affossato il provvedimento».

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