Per l'"ultima chiamata" serve un figlio scrittore

Joshua Ferris (Danville, 1974) ha esordito nel 2006 con il romanzo "E poi siamo arrivati alla fine", con cui ha vinto il Pen/Hemingway Award. È stato finalista al Booker Prize per "Svegliamoci pure, ma a un’ora decente"

Per l'"ultima chiamata" serve un figlio scrittore

Charlie Barnes ha 68 anni e un tumore al pancreas. Un killer letale, il tempo di ricevere la diagnosi e sei morto, come si premura di ricordare a chiunque; perché, nel giorno in cui fa la terribile scoperta, Charlie Barnes si attacca al telefono per comunicarla ai suoi figli, sparsi per l'America, coinvolgendo senza ritegno anche segretarie, centraliniste, ex colleghi...

Ma Charlie Barnes, noto impostore, bugiardo e fedifrago, come lo accusano di essere le prime quattro delle sue cinque mogli e almeno tre dei quattro figli, è davvero malato, o ha solo immaginato di esserlo, come quella volta in cui pensava di avere un infarto, e invece aveva soltanto ingerito troppo sciroppo per la tosse? Il fatto è che Charlie ha mentito così tante volte, che la figlia Mercy (che di pietoso ha ben poco, nonostante il nome) e il primogenito Jerry (un mezzo hippy senza lavoro) stentano a credergli. A preoccuparsi davvero sono soltanto la attuale moglie, Barbara, e il figlio adottivo Jake: entrambi amano Charlie ciecamente ed entrambi sono disposti a tutto pur di trasformare il loro Charlie (cioè la versione che ne hanno nella testa) nel Charlie reale. Barbara lo fa parlando in terza persona ai figliastri e negando l'esistenza delle ex mogli; Jake lo fa raccontando la verità su Charlie in un romanzo. E questo romanzo su un romanzo è Ultima chiamata per Charlie Barnes di Joshua Ferris (Neri Pozza): un libro in cui l'autore di E poi siamo arrivati alla fine (esordio bestseller che gli è valso il Pen/Hemingway Award) ha messo in campo tutto il suo umorismo per mostrarci il lato più orribile di noi stessi, specialmente quando pensiamo di essere meglio degli altri... Per esempio se, come Charlie, si bazzica il mondo della finanza per tutta la vita, senza grande successo, e poi si fanno certi predicozzi moralisti nel mezzo di una crisi come quella del 2008.

Insomma si parla di un uomo la cui vita, forse, è giunta al termine, e si parla anche di molta gente che finisce sul lastrico, mentre i «ceo» delle grandi società fallite continuano a intascare milioni di benefit, ma si ride parecchio. E si scopre, pagina dopo pagina, che la verità non è cosa da uomini e, forse, neanche da romanzieri: la versione di Jake, per esempio, pare scontentare proprio tutti, e lui stesso, nella «Nota» finale, dubita si possa davvero distinguere tra verità e finzione, quando si tratta di raccontare un «fatto». E confessa: «Tutto quello che ho scritto qui è accurato e vero al cento per cento (...) Ho intenzionalmente manipolato la verità e ho lasciato che interi capitoli fossero violentemente contestati da membri della mia famiglia».

Genitori che muoiono, scrittori, e vite da cambiare in extremis sono anche i temi di un romanzo speculare di Emma Straub, Domani a quest'ora (sempre Neri Pozza), in cui la quarantenne Alice, durante i giorni di agonia del padre Leonard (scrittore, come il vero padre dell'autrice, Peter Straub, morto lo scorso settembre), fa un reset del proprio passato; e, casualmente, ma forse no, Joshua Ferris è un frequentatore assiduo di Books Are Magic, la libreria di culto di Emma Straub a Brooklyn: che ne abbiano parlato, sfogliando e annusando pagine, in una specie di Sliding Doors letterario? Chissà.

Quello che resta da scoprire è se basti un romanzo per riabilitare una vita di fallimenti e piccoli imbrogli come quella di Charlie. E se questo cambiamento sia un desiderio di Charlie o non sia, piuttosto, l'ennesima illusione di «un sognatore e un bugiardo», Jake, lo scrittore, il degno figlio di suo padre...

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