L’«ultima» festa del rifugio di Fratel Ettore

Un compleanno triste. Il rifugio di fratel Ettore, risorto in stazione Centrale per poveri e senzatetto, festeggia i trent’anni. E rischia di chiudere. O, nella migliore delle ipotesi, a cambiare casa.
«Lo stato dei locali, la mancanza di acqua, l’umidità eccessiva - fanno sapere dal Rifugio - ci costringono a trasferirci. I nostri carissimi amici ci troveranno al Villaggio della misericordia (via Assietta 32, in zona Affori, ndr) splendida e verde comunità che l’Opera fratel Ettore ha in comodato con la Provincia». «Non piangiamo - spiegano -, siamo felici lo stesso. Però se qualcuno ci ristruttura il Rifugio e le Ferrovie ci rinnovano il comodato potremmo esserlo molto di più, perché la nostra felicità aumenta in proporzione al numero dei figli di Dio che togliamo dalla strada».
È la città che cambia. È un altro pezzo di storia di Milano che potrebbe sparire.

Ottanta posti letto sempre aperti per chi ne ha più bisogno, un simbolo della carità che dal 1979 aiuta i senzatetto, visitato da Madre Teresa di Calcutta, dove un giorno l’allora cardinale Carlo Maria Martini si presentò senza preavviso, chiese un grembiule e servì la cena agli ospiti. Ecco, domenica saranno 30 anni. A Casa Betania di Seveso ci saranno incontri, dibattiti e spettacoli per celebrare la ricorrenza. E preghiere. Perché Milano non perda una cattedrale dell’assistenza.

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